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Beltrami, Pietro G. Variazioni di schema e altre note di metrica provenzale: a proposito di Bertran de Born, "Puois Ventadorns" e "Sel qui camja". "Studi Mediolatini e Volgari", 35 (1989), pp. 5-42.

Postilla 2013.

080,010- Bertran de Born

4. Con la lezione adottata, la differenza tra serva al GIK (con sinalefe) e serval F è puramente grafica. La lezione di IK è però ineccepibile, nonostante la diafele serva al che ne risulta paia a Gouiran cacofonica (nota omessa in Gouiran²).
 
9-10. Cfr. Kastner, p. 403. L’opinione di Gouiran, n. ad l., che al seu tort non significhi «a torto» si basa su una cattiva lettura di SW, s.v. tort, n. 5, p. 318, che documenta invece proprio questo significato. Su questa base si fondano le due traduzioni di Gouiran «Car elle ne peut m’opposer un refus sans me donner la possibilitéde lui causer du mal» (mantenuta nel commento di Gouiran²) e Gouiran² «...sans m’amener à réjouir de ses malheurs». Donar lezer significa «dare il permesso, concedere la possibilità», cfr. Giraut de Bornelh, 242,74 Si soutils senz (Sämtliche Lieder des Trobadors Giraut de Bornelh, kr. hrsgg. von A. KOLSEN, Halle 1910-35, 51; R. V. SHARMAN, The cansos and sirventes of the troubadour Giraut de Bornelh: a critical edition, Cambridge 1989, da cui cito, L), vv. 52-3 «Puois mi donet lezer / ses forsa de preiar / Mos Seingner de chantar...». Che non dopo escondire non sia necessariamente pleonastico è documentato da SW, s.v.escondir, n. 2, p. 185 (dal Gardacors, in P. MEYER, Notice de quelques mss. de la collection Libri, à Florence, «Romania», XIV, 1885, pp. 485-548, vv. 49-51 a p. 494): «Ayso non pot hom escondire / que Dieus a donat franc arbire / a cascu de far ben ho mal»; meglio ancora da un luogo parallelo di Giraut de Bornelh, 242, 36 Ges aissi del tot non lais (ed. Kolsen, n. 45; ed. Sharman, XLV), vv 31-2 «Vers es que s’amor m’estrais / e non o pot escondire». Il congiuntivo imperfetto, «un peu surprenant» secondo Gouiran (in effetti si sarebbe tentati di emendare in donet), sembrerebbe dovuto alla sfumatura di opinione della frase. Sostanzialmente, è questa l’interpretazione sottintesa alla traduzione di Paden, data senza nota: «She cannot excuse herself to me, for to her shame she did not give me joy». Se invece si accetta con Kastner che lezer valga comjat, «car envers moi elle ne peut nier qu’elle ne me donnât injustement congé», si giustifica molto meglio il congiuntivo imperfetto, e la frase dà un senso ineccepibile, ma resta il problema di documentare questa accezione di lezer.
 
16. Altrettanto bene si può intendere «non esiste gioia, se uno non la ottiene da lei», che dà un senso equivalente.
 
21-5. Al v. 21 Ja’questa di Gouiran è un puro ossequio al ms. base; Gouiran giustifica la forma, ma non traduce ja. I cinque versi sono alquanto tormentati. Gouiran accoglie da Stimming tant ama·n, difeso ancora in nota in Gouiran², ma sostituito a testo dal gerundio aman, e, da Kastner, la divisione don a e rete e l’idea che acuoill sia un sostantivo (Gouiran²: «en aimant à ce point l’honneur et la jeunesse, le plaisir, l’amour et l’accueil avenant; aussi gagne-t-elle et mérite-t-elle l’approbation...»). Anche a me pare che acuoill sia un sostantivo, ma non dipendente dal verbo che precede (aman meglio che ama·n, che dà lo stesso senso, ma introduce un riferimento inutilmente vago, come pure nota Gouiran), ma da dona, in chiasmo con la posizione successiva di grat: acuoill dona / rete grat. Sintomo di incomprensione da parte dei mss. sono le scritture do(m)pna F, domna K, do(n)na I; resta impossibile sapere, a questo punto, come intendesse dona il compilatore di G.
 
31-2. Gouiran «Et elle m’a promis son amour pour le jour où elle voudra prendre un chevalier»: ma questa traduzione pone i vv. 31-2 in contraddizione con il seguito, in cui l’encomio della dama è tradotto in una gara di valore per la conquista della sua benevolenza.
 
41.   Guillelme Bertram: per l’identificazione v. la nota di Paden, p. 141. Thomas, p. 115: «Ce Guillaume Bertran est sans doute le Willelmus Bertrandi, fils de Géraud de Born, qui figure au Cartulaire de Dalon, folio 38».
 
46. volra dei mss. è una palese ripetizione dal verso precedente, lasciata a testo da Stimming¹ (ma non dalle successive edd. di Stimming), e ancora da Paden, che mette un punto fermo alla fine del v. precedente e traduce «He to whom she wishes the best...». Stimming²-³, Thomas e Gouiran stampano veira, dove il soggetto è la domna. Preferisco valra, da cui l’errore si spiega ancora meglio, interpretando come suggerisco nella traduzione, anche per analogia con il v. 33 cel qui mais sabra valer.
 
52. Bos: per l’identificazione v. la n. di Paden, p. 141; si tratta di Bosone III, visconte di Turenne dal 1191 (e quindi erede di Raimondo II alla data del testo). Il nominativo per l’obliquo (rilevato da Thomas, p. 116) non è isolato in Bertran de Born; la ragione, come nota Gouiran², p. 61, è metrica, e anche stilistica, perché Bos = bos «buono» «permet d’intégrer ce nom au jeu permanent de ce poème sur cet adjectif, son comparatif et son superlatif».
 
53-4. Gli editori stampano c’om puosca, intendendo Gouiran «qu’ on puisse dorénavant se rendre compte qu’ Amour le gratifie de sa joie», Paden «so well that people will see from now on how Love endows him with joy». A questa interpretazione si oppone, più ancora che il senso di eslire (per il quale si può documentare anche il significato di «discernere», cfr. SW s.v. eslir, sia pure con un solo esempio di Guillem Uc d’Albi oltre al passo in discussione, mentre «deviner, prédire», proposto da Chabaneau e sostenuto da Kastner, p. 404, in ragione della giovane età di Bosone, è decisamente una soluzione ad hoc), il fatto che estre, da estrenar, è un congiuntivo. Per il senso finale-consecutivo di com (cum) che qui propongo, poco soccorre F. JENSEN, The Syntax of Medieval Occitan, Tübingen 1986, par. 1026 (l’unico esempio utile è antico francese, dalla Sant’Eulalia, com arde tost); ma l’esempio più pertinente è proprio nell’opera di Bertran de Born, 80,20 Ges de far sirventes no·m tartz, ed. Gouiran, 18, vv. 33-5 «Qui que fassa de bos issartz, / eu me sui totz temps mes en grans / cum puosca aver cairels e dartz». Cfr. anche Giraut de Bornelh, 242,42 La flors el vergan (ed. Kolsen, n. 26; ed. Sharman, XXVIII), vv. 18-21 «mas eras diran / que si m’esforses / cum levet chantes / mieils ester’assatz»; Bernart de Ventadom, 70,21 Ges de chantar no·m pren talans (ed. Appel, n. 21), vv. 3-4 «que metre·s soli’om en grans / com agues pretz, onor e lau»; Guilhem Figueira, 217,7 Totz hom qui ben comensa e ben fenis (Guilhem Figueira, ein provenzalischer Troubadour, von E. LEVY, Berlin 1880, n. 6), vv. 43-7 «Salvaire Cristz, donatz forsa e vigor / e bon cosselh als vostres pellegris, / els defendetz de pena e de mal ven, / quon ilh puescan passar senes temensa / lai...» (segnalato da SW, s.v. com). Che Amore gratifichi o meno il giovane Bosone della sua gioia dipende dal suo comportamento; comportandosi ‘bene’ il giovane può ‘scegliere’ di esserne gratificato.

 

POSTILLA 2013

Nel ventennio abbondante trascorso da quando questo articolo è stato pubblicato, numerosi testi fra quelli esaminati, e forse tutti i più importanti, hanno avuto nuove edizioni, ma non potrei seriamente aggiornare il lavoro senza rifarlo. Segnalo solo che l’articolo di Michele Loporcaro citato in preprint nella nota 42 è stato pubblicato in «Medioevo Romanzo» XV (1990), pp. 17-60.

PIETRO G. BELTRAMI

 

 

 

 

 

 

 

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