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Bertoni, Giulio. Il "pianto" provenzale in morte di Re Manfredi. "Romania", 43 (1914), pp. 167-176.

461,234- Anonyme

Il testo non presenta quasi nessuna difficoltà, epperò non lo traduco, limitandomia discorrere qui dei passi dubbi o, comunque, interessanti.
 
v. 13 semo. Ci si aspetterebbe un sogg., mentre abbiamo un indicativo; ma il pianto è, come vedremo, anche altrimenti scorretto.
 
v. 21. I mss. hanno Seigner,che si potrebbe accettare, ammettendo che la « Larghezza », o liberalità, si rivolga ad uno dei cavalieri. Ma meglio vale, ritoccando la lezione dei due mss., leggere Seignor. Invece, seigner si aspetterebbe al v. 22; ma si tratterà di un’infrazione alla declin.comprensibile, dato il tempo in cui fu dettato il testo.
 
v. 24. Interessante è anam dei due mss. Si tratterà per -am di un italianismo (a meno che non si abbia uno scambio materiale del copista con anam del v. 26). Altri italianismi saranno: trobe(i)ran 29 e ue·n (cioè: « ve ne) per l’originale uo·n (vos en), viar. 44. Dato poi che ve·n sia la vera lezione, anzi che una sostituzione di copista italiano, bisognerebbe ammettere che il testo fosse opera d’un Italiano. Potrebbe farlo credere, a dire il vero, la forma alquanto pedestre del « pianto » (1), ricco d’esagerazioni d’ogni sorta (p. es. vv. 32-33), ricalcato sul celebre « planh » di Gaucelm Faidit su Riccardo Cuor di Leone (Springer, Das altprov. cit., pp. 72, 88) e pieno di reminiscenze di componimenti del medesimo genere. Il metro e le rime sono quelle usate da G. Faidit nel testo ora ricordato (Fortz chausa es que tot lo maior dan), dal quale altro ancora è passato nel nostro « pianto ». Il v. 5 col suo capdelaire (de valor) e il v. 30 col suo pos vos no i’es ricordano il v. 22 di G. Faidit: Pois vos no ietz, qu’en eras capdellaire.
 
v. 25. Notisi Angles per Engles.
 
v. 33. La lezione qu’anc fonni es a me par sicura. Il Bartsch (Schirrmacher, Die letzten cit., p. 661) e lo Zingarelli proposero di correggere, fondandosi su I, sobre totz qu’anc foron mes. Ma quale senso avremmo?
 
v. 38. Da notarsi la locuzione avverbiale de marves (mss. de mar uez) di cui trovasi un solo esempio (Levy, Suppl.-Wb. V, 134) in Uc Brunenc 6, 36, dove il Meyer, Romania, XXIV, 453 propose di correggere demanes, ma non vedo perché. De marves deve avere il medesimo senso del solo marves, cioè : « senza esitare, senz’altro ». Nel nostro caso : « rimangono senza esitazione (2) ». Il verso di Uc Brunenc, in cui ricorre de marves,è però alquanto oscuro, il che spiega certamente la ragione per la quale il Meyer s’è indotto a correggere.
 
v. 43. Zingarelli legge ez on la i troba res, ma il senso?
 
vv. 46-49. Si ha un’allusione al « ritorno » di Artù, argomento studiato, ma non di proposito, come si sa, da A. Graf, Giorn. stord. lettital., V, pp. 80 sgg. in un articolo, al quale ora si potrebbero fare varie aggiunte, p. es.: Bertran de Born nel Pianto in morte di « Rassa », cioè Goffredo duca di Brettagna (1186): S’Artus lo segner de Cardueil Cui Breton atendon (G. Bertoni, Canz. Provdi Bern. Amoros, Friburgo, 1911,p. 268); Montan Sartre, Coms de Tolsan, str. IV: Ar atendon Artus cel (corr. cilde Belcaire (ms. M, c. 246r). Il nostro anonimo poeta vuole insomma dirci che il destino di Manfredi sarà quello di Artù (cioè di nonpiù ritornare, a malgrado della speranza dei Brettoni).
 
 
Note:
 
1. Infavore di questa ipotesi, si può notare che la sinalefe vi è usata, si può dire, all’italiana. Gli italianismi potrebbero dunque avere, in questo caso, una loro ragione profonda, e non già la solita ragione che hanno in IK. ()
 
2. Non intendo perchélo Zingarelli dica che de marves non significa nulla (Re Manfredi nella mem. cit., p. 7). Egli opta, con ragione, al v. 41 la forma troblar per il più comune treblar (cfr. in F. de Romans, ed. Zenker, p. 78, v. 222 entroblit). ()

 

 

 

 

 

 

 

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