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Italiano
Ferruccio Blasi

I. Il mio animo vuole ch'io componga una canzone con parole gaie, piacevoli, leggiadre, chiare, perchè mi lamenti cogli amanti fedeli degli affanni e dei danni troppo gravi, che mi cagiona amore: onde mi fa così languire e struggere che guarire non mi vuole, nè lasciarmi morire. Perciò, se io me ne allontano, così agisco da uomo saggio, ma, sappiate, non da innamorato.
 
II. E, allora, quale decisione prenderò? Che farò? Amerò? Si; perchè conosco e so che alcuno non ha così gran lode da un signore che ha merito, se lo serve che ne ritragga profitto, come quello che, in buona fede, l'ama e gli ha fiducia e lo serve bene, sempre quando non ne ricavi alcun vantaggio. Dunque, non è, a dire la verità, così lodevole di amare all'amato come al disamato.
 
III. Perciò, colui ch'è amorosamente curato, amato, migliorato e rapito di gioia per la sua donna, non ha così gran merito di amare (vi assicuro in fede mia, secondo ragione), come quello che ne languisce amando e sopporta i pesi (fastidi) e le sofferenze d'amore sì che l' inquietudine non ha la forza che ne lo svii: chè, sebbene amore mi arrechi gravi dolori, senza soccorso, almeno, se io amo, ne ho onore.
 
IV. E, poichè riconosco che ne ho onore, non v'è niente che possa affatto separare il mio cuore da amore; e se amore, per suo orgoglio, non m'accoglie, per cui mi dolgo, sapete perchè non me ne distolgo? Perchè io ho visto uomo di merito, sofferente e paziente, pervenire a grande onore: chè amore, sebbene non mi giovi, non mi fa male così profondo che non mi abbia umile e leale.
 
V. Sì che tutto a lei mi abbandono, e la supplico e la imploro, pure, non dimostro che lei mi torturi, quanto più mi distrigne e mi ferisce soverchiamente, ma, al contrario, soffro. Perciò, se le piace, me le raccomando che mi faccia ottenere di lei quel ch'io desidero e da cui staccare non posso il cuore e l'intelletto; anzi di amar lei mi assicuro, mi lego più fortemente e mi miglioro; ma [essa] ha verso di me il cuore troppo duro.
 
VI. Perciò, la gioia perfetta, che già mi fu guida, concessa e procurata, nei miei riguardi si è allontanata da lei sì che ora mi fa sospirare e piangere e pensare quando io la potrò più amare. Ma se quella, dalla quale non mi distacco, avesse la metà, o la terza, o la quarta parte del fuoco che mi brucia, io non sarei, per ciò, così privo di gioia da non essere in breve tempo, opportunamente, felice e gioioso.
 
VII. La sua gentile, gaia, amorosa persona, vorrei mi fosse tanto buona che tosto ne fossi allegro.
 
VIII. Donna Giovanna, la nobile rinomanza e il buon pregio, ch'è in voi, fa esaltato il nome d'Este.

 

 

 

 

 

 

 

 

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