I. Chi vuol avere la perfetta amicizia di Gesù Cristo, e chi lo vorrà servire, e chi vorrà glorificare il suo nome, e chi vorrà vendicare il disonore che Egli subì per noi quando fu messo sulla croce, passi senza indugio là dove Egli visse la sua agonia e con vigore domandi ragione della sua morte e dell’onta che Egli per noi altri subì.
II. Dio patì, per salvare noi, un grave tormento, ché fu flagellato, e soffrì un tale martirio che ne morì con gran dolore sospeso alla croce, e lì fu trafitto con la lancia. Per questo sono tutti menzogneri e traditori, ― quanto mi pesa! ―, quelli che indugiano ad imbarcarsi. Ognuno di noi dovrebbe piuttosto andar là anche nudo o scalzo, se non potesse fare altrimenti!
III. Ma sono in troppi quelli che ora fan credere che passeranno il mare e invece non ne hanno punto voglia. Sapranno quindi dispensarsi dal partire molti di loro, dicendo senza timore: «Io mi imbarcherei, se fossi assoldato dal re», l’uno dirà: «Io sono malato», l’altro dirà: «Se non avessi figli, io passerei senza esitare, ché da questa parte non mi tratterrebbe nulla».
IV. Ecco quale sarà la scusa di costoro. Ma se non mutano condotta, Dio saprà ben dire loro il giorno del giudizio, a parer mio: «Mai voi altri chiedeste soddisfazione della mia morte, perciò siate dannati!» Ma agli altri, che avranno sofferto e patito per amor suo, dirà: «Amici miei, venite a me, perché mi avete
pienamente conquistato».
V. Questi vivranno da allora in poi nella beatitudine, gli altri invece proveranno tribolazione e angoscia. Dunque, se noi desideriamo ricevere la riconoscenza di Gesù Cristo, che magnifica tutto quanto esiste, imbarchiamoci subito per la terra dove Egli fu catturato per noi, tutti assieme, di buon grado, e così esaudiremo la sua volontà. Partiamo dunque, che è il momento e l’occasione giusta!
VI. Chi passerà, Dio, che ha creato tutto ciò che esiste, lo soccorra e lo assista, e gli doni di entrare nel regno che io spero per me, e gli conceda il perdono dei peccati e lo sostenga in ogni prova!
VII. Amico Michele, recitate da parte mia il sirventese, cantandolo a don Aimerico di Narbona, e riferitegli di non aver paura né incertezza perché, se attraversa il mare, tutto sarà più presto conquistato.