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Italiano
Giulio Bertoni

I. Or ditemi, Rambaldo, qualora vi piaccia, se vi è accaduto ciò che io odo dire: che, cioè, malamente siete stato trattato dalla vostra donna in Tortona, per la quale avete scritto invano molte canzoni; ma essa ha fatto di voi un tale sirventese, da esserne voi disonorato ed essa stessa vergognata, poichè il vostro amore non le dà nè onore nè vantaggio, ond'ella si è, così, allontanata da voi.
 
II. [Alberto Marchese, vero è che ho amata l'ingannatrice, a proposito della quale mi avete gettata la sfida. Essa si è allontanata da me e dalla virtù; ma non ne ho colpa, perchè in nessuna cosa ho peccato verso di lei; per contro, l'ho sempre amata e onorata. Ma tenetevi pure, voi e lei, la vostra fede, quella fede che avete spergiurata cento volte per amor di danaro, della qual cosa si dolgono di voi i Genovesi. E a ragione, che loro malgrado, avete loro impegnata la strada].
 
III. Per Dio, Rambaldo, vi assicuro che molte volte ho ammassato denaro per desiderio di donare e non già per voglia di mettere insieme ricchezza o tesoro. Io vi ho ben veduto cento volte andare a piedi per Lombardia, come un tristo giullare, povero in avere e infelice in amore; e allora vi sarebbe stato utile chi vi desse da mangiare, e ricordatevi come vi trovai a Pavia.
 
IV. [Alberto Marchese, sapete dire, e meglio sapete fare, torto e villania, e si può bene trovare in voi ogni sorta d'inganno e di fellonia e poco valore e poche qualità cavalleresche. Per questo, vi hanno preso, senza domandarvene il permesso, Val di Taro; per questo, è persa per voi follemente Pietracorva, e Nicolò e Lanfranco da Mar vi possono bene accusare di menzogna].
 
V. Per Dio, Rambaldo, a mio avviso, agiste da folle quando lasciaste il mestiere [di giullare], dal quale traevate onore e profitto; e colui che di giullare vi fece cavaliere vi diede fastidio, travaglio e svantaggi e pensieri e crucci e impicci e vi tolse gioia e piacere e allegrezza; chè, da quando montaste sopra un destriero, lasciando il ronzino, non avete più dato un colpo di spada o di lancia.
 
VI. [Alberto Marchese, tutta la vostra speranza risiede in tradire e in rubare. Verso tutti coloro che sono in buoni rapporti con voi e che vi servono di buon grado e volentieri voi non tenete nè patti giurati nè fedeltà; e s'io non valgo nelle armi Oliviero, voi non valete Rolando, a mio parere; Piacenza non vi lascia Castagnero; essa vi prende la terra e voi non ne fate vendetta].
 
VII. Sol che Dio mi conservi, Rambaldo, il «Mio-Scudiero», in cui ho messo il mio cuore e la mia speranza, io disprezzo voi e il signor Pietro [Vidal?], o viso di castrone, magagnato, grossa pancia.
 
VIII. [Alberto Marchese, guardate quale paura e quale rispetto hanno di voi i vostri guerrieri: essi vi chiamano il Marchese puttaniere, diseredato, sleale, immeritevole di fiducia].

 

 

 

 

 

 

 

 

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