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Italiano
Giulio Bertoni

I. Io so quale è il fiore più bello di qualsiasi fiore e più piacente, ai detti dei conoscenti, e in cui è più pregio e valore e senno. La mia donna deve, per diritto, avere maggior lode che altra del mondo, che alcuno possa scegliere, perchè non le manca nessuna qualità che uomo sappia enumerare. In lei è senno, onore e cortesia; in lei sono gentili maniere con sì bell'aspetto, che tutti coloro che la vedono divengono ammiratori desiderosi del suo gran pregio, che sta in alto, al di sopra di quello dei più prodi.
 
II. E vi dico altresì che mai non fu trovato fiore, che tanto paresse grazioso e avvenente o che sapesse, con sembianti dolci gai e piacenti, elevarsi per pregio e valore tanto quanto essa fa. Non si possono scrivere le sue doti nè precisare la sua beltà, e se io non ne dico tanto bene quanto dovrei, egli è che me ne astengo per non saperlo dire. Le sue qualità sono così alte, così rare e buone, che chi più ne parla, più vi trova motivo di parlarne.
 
III. E se alcuno volesse chiedermi chi è e donde è questo fiore, il mio criterio mi dice che costui non sarebbe punto bene informato, dal momento che tanto si ode parlare delle sue qualità. Essa sta al sommo luogo in quanto al merito, chiunque sia che se ne dolga, e ogni uomo prode deve avere desiderio di vedere colei, cui guida ogni gioia, di vedere, cioè, il bel fiore nel prato dove è fiorito, di che io sarò sempre più desideroso, perchè chi lo vede ne sarà ognora lieto.
 
IV. Ma una cosa io dico bene per parte del fiore a tutti coloro che sono ritenuti intendenti delle donne pregevoli e più valenti e che se ne fanno conoscitori e ammiratori: dico, cioè, che prima di mirare la sua beltà e di gioire della sua vista, guardi se medesimo, chi è e se sia degno di vederla, perchè, se ciò non si convenisse, dopo lo sguardo non potrà più dir nulla, tanto diverrebbe oblioso.
 
V. Ed è troppo male che vicino a sì bel fiore ognuno resti pensieroso e tanto smarrito da non poter dire nè mostrare il suo stato; nè in cosi chiaro specchio non si conviene che alcuno si guardi o si rimiri, se non è amante e seguace di buon pregio; chè se si tratta di un prode, questi raddoppierebbe con lo sguardo le sue qualità e il suo senno in modo da valerne cento doppi; onde sempre più pensieroso e desideroso dovrebbe essere del suo corpo amoroso.
 
VI. Canzonetta, vattene e tieni la via diritta verso Este, dove il fino pregio perfetto dimora e sta con la migliore che mai sia esistita.

 

 

 

 

 

 

 

 

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