I. [Signor Imbert, dite la vostra opinione su quest'alternativa, che vi rivolgo e su cui vi interrogo: voi amate con fino intendimento una donna e in essa avete messo il cuore e anche il desiderio che vi conceda il suo amore, mentr'ella si fa molto pregare, finchè conosce che non può accondiscendere; un'altra, invece, che è altrettanto degna, vi ama tanto che vi dà e concede, senza preghiere, la sua amicizia. A quale delle due sarete più tenuto?]
II. Guglielmo, so bene, secondo il mio criterio, scegliere il meglio, a mio parere, fra queste questioni che mi proponete, e vi dirò quale più mi piace e a quale mi attengo: che io preferisco e desidero di più una donna che, senza esserne pregata, mi vuole onorare sì da darmi con lealtà, senza che alcuno se ne avveda, il suo amore, che un'altra, ch'io preghi un anno o due e che ami a lungo celatamente. Vi dico che la prima è stata molto più gentile verso di me.
III. [Signor Imbert, ben deve esser riguardosa una donna degna e conviene che essa abbia timore di dare il suo amore a tale, che se ne vada vantando o sollevi folli dicerie sia raccontando come stanno le cose sia lasciandole intravedere. E un fino amante non deve sconfortarsi se anche la sua dama non vuole concedergli subito il suo amore; ma s'egli è valente e prode la onori finchè giunga la ricompensa, perchè di una gioia facilmente conquistata si può sempre temere che un altro, con pari facilità, avesse potuto ottenerla.]
IV. Guglielmo, meglio vale la gioia quando comincia bene e viene da buona volontà che quella che procura il suo proprio danno, chè tali donne vi sono che allontanano il loro amico tanto che tutti giungono a conoscere i loro sentimenti. E una donna valente, dal momento che ama, non deve troppo far pregare il suo amico, perchè entrambi hanno maggior piacere e soddisfazione quanto prima possano trovarsi insieme e averne gioioso diletto; e voi avete bene intenzioni folli, perchè non si vide mai gioia troppo facilmente conquistata.