Ahi, lasso! E a che mi giovano i miei occhi, dal momento che non vedono ciò che voglio?
I. Ora, quando si rinnova e si abbella estate con foglie e fiori, poichè colei, che è donna piena di piacere, mi prega e si rallegra ch'io canti e mi tolga dal dolore, canterò. Canterò, sebbene muoia d'amore, perchè
l’amo tanto, con puro pensiero; canterò sebbene veda raramente lei, che adoro. Ahi, lasso! ecc.
II. Per quanto amore mi tormenti e mi disfaccia, non me ne dolgo, chè almeno muoio per la più gentile, sicchè considero il male come bene. Soltanto che le piaccia e mi consenta che io ne speri mercè, per nessun affanno, ch'io ne abbia, non udirà reclamo da parte mia. Ahi, lasso!, ecc.
III. Morto sono, se il suo amore mi allontana, perchè non vedo nè posso pensare dove io mi vada, mi volga o mi tenga, qualora ella mi voglia scacciare; chè non mi piace che un'altra donna mi accolga, nè io non posso dimenticarla; anzi, qualunque sforzo io mi faccia, amore me la fa sempre più amare. Ahi, lasso!, ecc.
IV. Ahi!, perchè mi fa sopportare tanto affanno? Chè ella sa bene (e ciò mi aggrada) che in dire e ritrarre le sue qualità sono tanto più dedito quanto peggiore ricompensa ne ho. Ella può far di me ciò che vuole, come di cosa sua, senza opposizione da parte mia; e non voglio allontanarmi da lei, se anche mi fa morire vivendo. Ahi, lasso!, ecc.
V. Cantando prego la mia dolce amica che non mi tormenti e mi uccida, se le aggrada, a torto; perchè, se sa che è peccato, se ne pentirà quando mi avrà ucciso. Epperò vorrei piuttosto morire che vivere senza conforto; perchè soffre più che se morisse colui che vede raramente quella che molto ama. Ahi, lasso!, ecc.