I. Vidi l’altr'ieri un grazioso riso uscire da una bocca ridente e poichè mai non vidi riso più piacente, ne ho al cuore una gioia gradevole. Epperò amo oltre ogni dire quella contentezza, la quale mi tiene tanto allegro e gioioso, che, quando ho ragion d'essere afflitto [perchè non vedo quel sorriso] ed essendo afflitto mi trovo tormentato sì da credere di languire di desiderio, non bramo e non chiedo altra gioia, e penso che essa verrà con troppo ritardo.
II. Meglio si potrebbe guarire [dal colpo] d'un arciere che saettasse così fortemente da trapassare l'usbergo doppiato, che del suo doppio sguardo feritore, chè essa prima colpisce con un occhio e con l’altro continua poi a ferire. E fa, dopo ciò, un gaio sorrisetto col quale poscia mi ferisce di nuovo; e questo sorriso entra dapprima negli occhi, e, come gli occhi non lo sopportano, va coraggiosamente nel cuore.
III. Quando fu entrato nel mio leal cuore il bel riso, insieme allo sguardo, il mio cuore se ne venne subito e prestamente dinanzi a me gridando: «mercè, ch'io ardo! Siate sempre innamorato di lei, amorosa, che Dio salvi, poichè a me, che sono il vostro cuore, ciò aggrada!». Vedo che ella, in cui è compiuta bellezza, è tanto snella e graziosa, che piace a tutti gli uomini di pregio. Dagli uomini volgari si allontana, invece, e si diparte.
IV. S'io trovassi alcuno che fosse suo famigliare e che intimamente da parte mia portasse amichevoli saluti a lei, in cui sta la mia salvezza, le ne manderei tanti, sappiatelo bene, che se ella me ne mandasse la quarta parte ne sarei lieto con molta gioia. Ed io, senza preoccuparmene, gioisco, e poichè ci ho preso tanto piacere, se una conveniente gioia mi è destinata, per mercè la prego di non ritardarmela.
V. In vita mia, non credetti mai vedere che il riso, che sembra nascere con gioia, avesse tanto gran potere da generare dolore. Anzi dovrebbero nascere bei piaceri dal bel riso, ch'io vidi. Ma un doloroso pensiero, che ho, mi rattrista il cuore; tuttavia i dispiaceri non sono così penosi che mi occorra temere di morirne; per contro, ne vivrò.
VI. Però io mi penso valere abbastanza, se il valore porta stima e profitto agli uomini, da averne soddisfatto il mio volere, se questo non mi viene tolto per forza dalla sua volontà. E se mi volesse assistere con giustizia, dal momento che la sua assistenza mi piace, mi dovrebbe venire da parte della mia donna tutto ciò che spetta ad un leale amante. Io non le chieggo il suo avere, ma la cosa che le saprò domandare, se me la dà, volontieri la prenderò.