I. Quando buona semenza fa fiore in buon terreno, secondo ragione ne deve uscire buon frutto; così è che il mio cuore, che amore ha fatto fiorire di gioia, dà ai fini amatori un frutto gradito: e cioè una piacevole canzonetta, che trae la sua origine da amore ed è nutrita di bontà; chè, per vero, non si può fare canzone o altra cosa aggradevole, se non ha radice in amore.
II. Vi fu un tempo, nel quale io credevo che col senno ci si potesse difendere da amore, ma ora nol penso più; per contro, so, senza errare, che se amore prende nascimento in cuor leale, esso fiorisce e cresce tanto ognora, che occupa il cuore, l'intelletto e il senno e non è contenuto nè nel cuore nè nell'intelletto, poichè crescendo straripa più che fontana.
III. E ciò io so per mia prova personale, perchè in fatto di sapere acquisito per le prove altrui non valgo nulla; e sebbene io non abbia un'intelligenza superiore, ne ho abbastanza [per poter trarre le conclusioni da questa mia prova]. Pel fatto stesso che amo con sincerità, non posso nascondere la gioia, e canto sovente per ragioni che molti non tengono in conto; ma a me non importa nulla della loro vana opinione, perchè non chieggo di più, dal momento che la mia donna ne è contenta.
IV. L'amoroso sorriso e il gaio contegno e il bacio, che mi rese felice insieme e languente, vi hanno dato tutto il mio cuore come servo e voi l'avete, o donna, in vostro potere. E che cosa accadrà della grande gioia che aspetto? L'avrò io mai? Sì, a patto che vi lasciate vincere dalla pietà, perchè so bene che, essendo grandi, oltre ogni valore, le vostre qualità, io non potrei avere, secondo giustizia, da voi una si gran gioia.
V. Piacente donna, ricordatevi, quando vi baciai, dell'amoroso sospiro che mi venne dal cuore e parve mi facesse morire; ma ben mi rinfrancaste allora con la vostra assistenza, che mi chiamaste «dolce amico» dolcemente e mi diceste di non aver timore; onde venne [a me] molto incoraggiamento a sperare in una gioia futura, dato però che possa esser tolto il dolore di una lunga attesa.
VI. Non si dica già ch'io sbaglio se canto d'amore e mostro sembianze d'amore; perchè cantando so velarlo, quest'amore, donde nasce la mia gioia e il mio desiderio.