I. Signor Tommaso, tanto mi piace il merito, che vi si attribuisce, e le nobili azioni, che fate là dove siete, mi rendono voi così simpatico in questa mia terra, che metto ai vostri ordini tutto ciò che posso e che so ed ancora più, perchè poco mi sembra quello che ho ad onorarvi convenientemente; ond'io mi accontenterò di avvicinarmi alla misura di lodi che meritate.
II. E temerei errare, se ardissi domandare che mi consideraste come amico; ma poichè io desidero con tutto il mio cuore di ascoltare quali altrettanti ordini le vostre preghiere e di onorarvi e di ubbidirvi, mi viene ardimento, da ciò: che si può bene rivolgere le proprie parole e le proprie richieste a colui, che si ha intenzione di servire.
III. E certamente vi dico che già non mi troverete ingannatore, nè falso, nè fellone nè indegno; per contro, mi troverete di cuor generoso (e l'abbian gli altri, il cuore, malvagio e meschino) e terrò, come nemico, chi vi desse noia o disgusto, senza prendere consiglio da alcuno su ciò, poichè in tal modo si deve amare l'amico.
IV. E poichè mi sono deciso a chiedere ciò che mi piace, prego che in cobbole rispondiate a questi versi che faccio per raffermare la nostra amicizia; ma non domando già che mi diciate se voi siete gioioso e innamorato, che ciò so bene essere vero, altrimenti non sareste in tanto pregio.
V. Epperò, se vi aggrada, voglio da voi udire e sapere qualcosa della vostra dottrina poetica, ond'io potrò molto avvantaggiarmi; vero è che troppo più volentieri bramerei vedervi; ma ciascuno deve lasciare insoddisfatti i desideri, quando non li possa esaudire, fino a che ne abbia l'occasione un'altra volta.
VI. Signor Tommaso, Colui che vi fa valere, [Dio], vi conceda di soddisfare i vostri desideri e a me dia senno e potere di onorarvi, chè ne ho la volontà.