I. [Folquet]. Guiraut, poiché siamo con un signore a cui piacciono joy e buona compagnia, e gradisce che tenzoniamo, rispondetemi in base alla vostra opinione su un cavaliere che amò per lungo tempo una dama che gli piacque certamente più di ogni altra, tanto che lo fece coricare con sé senza alcuna restrizione: che cosa dovette piacergli di più, il coricarsi o l'alzarsi?
II. [Guiraut]. Folquet, chi ragiona e ha giudizio sa che il piacere è più grande nel primo momento, quindi riconosce che, quanto al piacere, dovette essere più gradevole al cavaliere il coricarsi e non certo l'alzarsi, se ve lo avessero condotto amore e favorevole accoglienza; anzi ha compiuto una grande mancanza, se ha avuto piacere dell'alzarsi, perché ha mostrato di considerare il giacere come se fosse una prigione.
III. [Folquet]. Avete scelto male a mio avviso, Guiraut, riguardo a questa alternativa, come se poteste sostenere che debba piacere di più ciò che deve essere ancora fatto, piuttosto che il momento in cui un uomo ha compiuto il suo dolce desiderio. Vale di più il fine joy, quando è ottenuto a bell'agio da colei che si vuole possedere più di qualunque cosa, di ciò da cui ci si può ritirare: per questo l'amante dovette gradire di più l'alzarsi.
IV. [Guiraut]. L'attesa di quel piacere fa star male, ed il prenderlo costituisce gioia, la più grande del mondo, ma una volta ottenuto, nessuno può trattenerlo con soddisfazione se non con il ricordo, Folquet, e voi non sembrate un fine amatore, quando richiedete all'amante di godere dell'alzarsi, che dovette essergli più increscioso della morte del padre: vi difendete male, e avete saputo proporre peggio.
V. [Folquet]. Guiraut, è vero che patisce sofferenza quello che attende il joy fino a quando lo ottiene senza timore, per cui il cavaliere ha dovuto provare più allegria nell'alzarsi rispetto a quando la sua dama lo ha coricato con sé, e ha migliore aspetto chi abbia soddisfatto il proprio piacere con lei di quando si mise a giacere; ma voi avete fatto una scelta senza riflessione, tale che vi si prende per sciocco.
VI. [Guiraut]. Riguardo all'amore sostenete un grande errore, Folquet, per cui si vede che non vi ha mai tenuto nell'incertezza, dal momento che il joy d'amore non ha nessun compimento né si può concludere in nessun modo se non per disdegno. Ma se il vostro sciocco argomentare va avanti, la dama non deve più rendere l'amante appagato, perché l'amante ha dovuto avere grande afflizione nel coricarsi se, in verità, gli è piaciuto l'alzarsi.
VII. [Folquet]. Voglio che il dibattito sia giudicato dal conte di Cumenge, che esalta il puro valore, Guiraut, perché egli seppe che fu un amore leale, ma ho paura che lo abbia dimenticato.
VIII. [Guiraut]. Folquet, non mi fa timore il giudizio, dal momento che io ho sostenuto il vero e sarà provato, perché il conte ha memoria di tutto quanto ha saputo, e non dirà altro se non la verità.