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030,VI

Italiano
M. Eusebi

È opportuno e giusto che, fintanto vive, ciascuno apprenda da coloro che piūsanno. Mai il senno di Salomone, né il sapere di Platone, né l'ingegno di Virgilio, d'Omero e di Porfirio, e degli altri numerosi dottori che avete ascoltato, sarebbe stato apprezzato se fosse rimasto celato [12]; per cui sono in pensiero come poter fare e dire tal cosa che mi torni ad onore e sia gra­ dita dai migliori. Ma nessuno intenda che in questo fascio mi ponga, ché l'accuso di follia, né mi reputi dottore. Non mi vanto affatto di sapere piu di quello che ho appreso domandando e udendo, ascoltando e guardando [24], poiché nessuno ha dottrina senza l'insegnamento altrui. Il mio sapere non è grande rispetto al desiderio che mi spinge ad apprendere e ad ascol­tare ciò che si dovrebbe apprezzare. Che risultato dà il mio insegnamento se nessuno è di me minore di senno e di sapere? Secondo la conoscenza che poseggo mostrerò [36] come si deve comportare chi vuole avere buona lode. Ma conviene vedere come debbo cominciare ciò, poiché senno non è ben accolto che dai saggi, e di questi non ve n'è molti: per questo voglio in primo luogo presentare al re di Lerida, a colui che gioia e giovinezza gui­dano, i miei detti così come li ho scritti [48]; non perché manchi di cosa che convenga a merito, ma perché è colto, in ogni atto aggraziato, lo prego che mi corregga se io erro in qualche cosa. Chi vuole condurre vita cortese e accetta sappia, con cuore fermo e saldo, in modo che il suo prestigio duri, amare e temere iddio, onorarlo e tenerlo caro [60]: poiché prestigio nécortesia non credo possano esistere senza dio. Di tutti i paesi, lontani o vicini, impari della gente storia e costumi, e domandi e chieda l'essere e il modo dei cattivi e dei buoni, dei vili e dei prodi. Il male e il bene impari e ilmeglio conservi [72]; tutto deve sapere e il bene deve ritenere, così che si potrà meglio difendere contro chi lo vorrà biasimare. Mai non avrà prodezza chi non fogge bassezza, e non la può fuggire chi non la sa scorgere. Né cortese sarà mai chi non conosce il villano, né buono, diomi salvi, se non conosce il male [84]. Per ciò non deve mai mancare, a mia saputa, d'udire e d'ascoltare colui che a buoua fama mira: tra gli sciocchi e gli stupidi sa scegliere il saggio tal cosa che gli è di pro e ad essi non giova. Di chi sa senno e follia, migliore è la compagnia, perché il riso e il gioco hanno il loro tempo e luogo [96] dove conviene siano praticati da coloro che lo sanno fare. Del mondo vi dico così come mi pare: è ritenuto prode colui che sa il momento per punire le ingiurie e compensare i buoni, perché questa è buona norma e lo richiede la nobiltà: che si sia umili con i buoni e arro­ganti con i cattivi [108]. E una cosa dirò poi seconde il mio parere: non hanno per niente vera prodezza coloro di cui si parla, perché tra quelli che non se ne intendono, per cattivi garanti prodezza è rifiutata a torto o accordata da moiti che mai seppero che cosa fosse esattamente prodezza. Le virtù e i meriti sono distinti in molte guise [120]: le une sono eccellenti, e le altre cattive; ma piaccia o no, io non dico nulla che faccia conto di iattanza e di ostentazione della vera prodezza, perché da sé si afferma fintanto dura nel mondo. Chi prodezza desidera, folle è se non considera dove nasce e dove trae la sua forza, perché senza di ció non credo [132] che nessuno abbia grande valore per quanto se ne faccia vanto. Per sciocco difensore che non conosce follia né in sé né negli altri non sono, anche se si proclama, prodi tutti i lodati né cattivi i biasimati. Di questi non voglio più parlare, ma lascerò i prodi con gli stimati e gli stupidi con gli sciocchi [144] e dirò ai gai dove nasce prodezza. Sappiate che nel cuore la nutre volontà e non nasce né comin­cia secondo altro nascimento; e non vi sembri strano che, se figlio fu di buon padre, uomo prode non abbia a sua volta un figlio che gli assomigli. Terre si possono lasciare e al proprio figlio far ereditare [156], ma valore non avrà mai se non lo trae dal suo cuore; perché pregio signoreggia —e credo debba farlo—su tutti i beni, ne è cima e ornamento. Alta e nobile estrazione, potenza d'oro e d'argento non vi daranno buon pregio se non avete cuore generoso, cuore generoso senza dismisura, ché d'altro non ho cura [168]. Prodezza esce dal cuore, eccovi il miglior lignaggio; e sentite poi come sta in pregio: conoscenza e sapere, senno, generosità e possanza danno pregio in ogni tempo a chi li sa avere assieme. In questi cinque, vi assicuro, prodezza regna e vive [180]; possanza è la serratura,e chi gentilmente, senza violenza, non la sa aprire, non puo resistere molto. Perciò conviene che senno tenga le chiavi. Sapere ne è messaggero cortese e amabile, che dice e fa cose amabili là dove si vede che conviene. Senza questi cinque non vedo imperatore né re [192], duca, conte né barone, né nessun altro uomo di con­ dizione che possa conservare pregio anche se si fa ben difendere. I deboli ricchi di nascita e poveri di cuore fanno dire dai loro intimi: «Signori, tanto sappiate, il mio signore sarebbe prode a condizione che possanza vi fosse».
Questa difesa è una cosa falsa [204], perché io non vi vedo niente altro, né altro giova loro, né mai a questo proposito crederò loro, ché conosco bene e so che sempre fu e sarà che ogni uomo prode conquista con senno e con sapere con cuore generoso possanza. Tuttavia non dico affatto che quelli che hanno un cuore nobile possano fare sempre quanto sarebbe bello fare [216]; ma chi, per quanto può, fa ciò che a merito conviene, di qualunque potere sia, prode è senza dubbio. Tuttavia non crediate che a tutti coloro che han pregio conceda perfetta prodezza: in nessun modo lo direi in una corte perché so che commetterei un errore. Vi sono meriti ed elogi di diversa qualità [228], perché tutti quelli che hanno pregio non lo hanno in egual modo. I cavalieri hanno pregio così come potete udire: gli uni sono buoni guerrieri, gli altri buoni ospiti; gli uni hanno pregio per servire, gli altri per truppe armare; gli uni sanno ben montare a cavallo, gli altri sono premu­rosi a corte. Queste qualità che vi ho detto si trovano difficilmente insieme [240], ma chi più ne ha in sé, più pregio ha; e chi non ne ha nessuna, anche se gli resta il nome di cavaliere, non l'ha giustamente. Anche le donne hanno pregio in diversi modi: le une per bellezza, le altre per prodezza; le une ben parlanti, le altre avvenenti [252]; le une sono piacenti, le altre sagge. Alla donna, sappiatelo, conviene molto la bellezza; ma soprattutto l'ingentilisce sapere e conoscenza che le fanno onorare ciascuno come si deve fare. I chierici, grazie ai quali sempre si conosce il male e il bene, hanno pregio, come conviene, nel modo che vi dirò [264]. Gli uni per buon sapere, gli altri per cortesia; gli uni per il gentile parlare, gli altri per nobili azioni; gli uni per gran bontà, gli altri per generosità. Degli altri non dico nulla, anzi me ne astengo completamente: chi non agisce né parla bene non lo lascio tra le persone gradevoli, né sarà nella mia carta: piuttosto dico che se ne vada [276].
E così, signori, diverse sono le lodi date a ciascuoo; ma non c'è nessuno, non voglio nascondervelo, donna né cavaliere, né chierico, così credo, che alcuno possa ritrarre così perfetto che non vi si trovi cosa da rifiutare. Per­ché in tal modo natura, grazia e sorte [288] distribuirono i meriti tra gli uomini che nel mondo non vi è nessuno tanto valoroso e tanto fortunato e prode, di qualunque potere sia, che in alcuna parte non gli manchi cosa degna di lode di cui si lamenti. Ma quelli che più godono di prestigio non se la prendano con me se io dico loro malvagità, poiché li ho ben convinti di questo [300]: che sempre sono peggiori quando piu hanno orgoglio. Dunque, chi più dice e fa di ciò che conviene a pregio, molto èfortunato quando è il migliore dei buoni. Vero è, così odo raccontare, che al tempodel primo padre, quando cominciarono a crescere gli uomini, con giusti modi, elessero capi così che in essi fossero pace [312] e misericordia e misura, e generosità e giustizia maggiormente che in altri. Ma se ora ciascuno non distrugge e non uccide il suo vicino non pensa esser tenuto in conto, tanto è oltracotante la gente grossolana, divisa e separata da senno e da prodezza, e intrisa di cattiveria [324]. Io mi lamento per la gioventù e per il danno che vi trova, piu che non faccia per me, perché a me non importa nulla. Se la società decade non posso turbarmi per cosa che veda fare, a condizione che Dio mi conservi la mia donna dolce e preziosa che mi governa e pro­ tegge da ogni altro pensiero che non sia quello di ubbidirle [336]. Donna eccellente e nobile, cortese e saggia, se di qualche cosa ho conoscenza, è il ricordo di voi, che mi è schermo di pene, che me la dà e me l'affina: per questo di tutti i miei beni vi rendo lode e mercè [344] e ve ne so sempre grado, perché mi siete al cuore più vicina, Donna.

 

 

 

 

 

 

 

 

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