I. Freddo o vento non può impedirmi di cantare e di allegrarmi; però ben so che dippiú piacerebbe una canzonetta di rima leggiera alla gente ignorante che ama ciò che non ha valore.
II. Codesta gente si studia di opprimere, di scacciare e di perseguitare i valorosi; e vi dico che non mi spiacerebbe se la radice si cangiasse in cima [=se il mondo andasse alla rovescia] per la gioventú sapientona, per la quale il valore e la gioia tornano in nulla.
III. Di nulla suole preoccuparsi colui che si pone a perseguire Amore; quanto a me, so che mi sarebbe mestieri [di preoccuparmene]; il giorno ch’io persi la partita [che avevo] follemente [impegnata contro Amore], oh avessi io perduto l’ardire cosí come avevo perduto il senno!
IV. Non ha senno chi si propone di attingere una meta che non può raggiungere; il dolce gli pare acre ed egli si assottiglia sempre piú [nel desiderio]; e se afferra ciò che è luccicante [a’ suoi occhi], se non si guarda, afferrerà il fuoco ardente.
V. Ben ha il senno integro chi può estinguere l’ardente fuoco d’Amore; se ora io volessi [far ciò], sempre vi troverei di quel male per cui lagrima il folle che non spera guarigione; perciò non mi giovano né detti né canti piacevoli.
VI. Il piacevole Re, che ora è signore d’Impero, non lo posso piú seguire, una volta che tiene la mia persona cotanto magra che nemmanco la lima può morderla; e me ne parto a forza, ché egli e Amore mi hanno apportato uguale giovamento.
VII. Verso, vattene tosto e di corsa, e non so dove, ch’io ti seguirò fra breve.