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Italiano
V. De Bartholomaeis

I. Poiché ho veduto il fiume Giordano e il Monumento, a voi, o vero Dio, che siete signore de’ signori, ne rendo grazie, perché vi piacque [di farmi] tanto onore da mostrarmi il santo luogo dove nasceste in carne; perciò ho il cuore lieto; s’io fossi in Provenza, i Saraceni non mi chiamerebbero «Giovanni» da un anno.

II. Ora ci dia Dio buon mare e buon vento, buona nave e buoni nocchieri, ché me ne voglio tornare di corsa a Marsiglia. Come s’io fossi già al di là del mare, raccomando a Dio Acri, Tiro, Tripoli, i sergenti, l’Ospedale, il Tempio, il re Giovanni e l’acqua di Orlando.

III. L’Inghilterra ha fatto un cattivo cambio del re Riccardo; la Francia, da’fior d’aliso, aveva buon re e buoni signori; la Spagna aveva essa pure un re valoroso; parimente il Monferrato un buon marchese; e l’Impero un imperatore pregiato. Questi [principi] che regnano [adesso] non so come si comporteranno.

IV. Bel Signore Iddio, se faceste a mio senno, ben guardereste chi fate imperatori e chi fate re, e a chi date castelli e torri; ché piú essi son ricchi [piú] vi tengono in nulla. Io vidi una volta l’Imperatore far molti giuramenti, ma ora egli va cangiando, come fece il Guascone che voi traeste dall’affanno.

V. Imperatore, Damiata vi attende; notte e giorno piange la bianca torre a cagione della vostra aquila che un avvoltoio scacciò. Vile è l’aquila che l’avvoltoio prende! Voi ne avete onta e il Soldano onore, e, oltre all’onta, ne riportate un danno tale che la nostra religione ne riesce sminuita.

 

 

 

 

 

 

 

 

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