I. In amore trovo tanti mali trattamenti, tanti lunghi desiderî e tanti cattivi usi che io [quind’innanzi] sarò selvaggio con le donne; e altri non creda ormai che io canti di loro! Perché [per il passato] sono stato loro uomo [ligio] e loro messaggero, e ho esaltato il loro pregio e il loro valore; ma [tuttavia] non trovo in esse se non pene e danni. Guardate se ora devo cantare di amore!
II. Di amore non canto, né voglio avere un’amica bella, prode e [fornita] di gran cortesia, perché non vi trovai altro che inganno, bugia, sembianti falsi, menzogneri, traditori. Quando io piú credo di esser padrone di amore, allora lo trovo piú selvaggio e piú cattivo. Dunque è ben folle chi si fida nelle donne; e io ebbi la parte mia nella follía.
III. Ora vedete come il loro amore è dannoso: si sa che Eva fu la prima a far rompere a Dio la fede e l’accordo, per la qual cosa tutti siamo ancora peccatori. Onde fa male chiunque si accorda con esse, perché non si può conoscerne la migliore. Chi le loda non sa che amore è volubile, e non ne ebbe mai gioia, pena e dolore.
IV. Nel mondo non c’è duchessa né regina, la quale, se mi volesse gratificare del suo amore, io ne la pregassi; nemmanco la nobile contessa di Provenza, che è ritenuta per la piú gentile. Non voglio che donna Agnesina di Saluzzo mi ritenga per suo amante, e neppure la contessa Beatrice del Viennese, sua cugina, dal fresco colorito.
V. Se Selvaggia, la bella di Oramala, che ha fatto palazzo e sala [=che è regina] di buon pregio, non si tiene [ciò ch’io dico] per un atto orgoglioso ed offensivo verso di lei, non amerò né lei né sua sorella, quantunque siano nella piú alta scala del pregio e siano figliuole del signor Corrado, mio padrone. Il loro amore mi avrebbe ferito sotto l’ala [=al cuore], se dovessi amare, ma io non temo punto [che ciò avvenga].
VI. Se donna Adelasia di Castello e di Massa, che raccoglie e ammassa ogni buon pregio, me ne pregasse, ne sarebbe tutta stanca prima di avermi conquistato per amatore. Dio! chi la vede come ella è fresca e florida: sembra una rosa novella a primavera. I suoi belli occhi lanciano un quadrello che passa il corpo sino al cuore con grande dolcezza.
VII. Se mi desse il suo amore la prode contessa del Carretto, che è signora di pregio, non farei per lei [nemmeno] una esdemessa. Guardate se io dico cose di grande arroganza o di follia! Il mio cuore non pensa piú a donne: ormai lor si conviene di andare a cercare altrove. Io non voglio che alcuna mi tenga coricato seco, sotto la sua coperta.
VIII. Donne, ormai non voglio la vostra promessa e non sarò vostro amante.
IX. Signor Corrado, grande è il vostro dispregio [per le donne], onde sempre piú s’innalza e si accresce la vostra fama.