I. Ciò che suol darmi allegrezza mi fa sovente sospirare; tuttavia, per la buona speranza che ho in ciò che è da fare, voglio cantare; perché non sono punto contento del mondo che è passato, e questo non mi piace; infatti i potentati vanno abbassando gioia e sollazzo e menomando valore.
II. Gioia e sollazzo hanno menomanza; perciò devo accusare la gioventú che ha messo da parte gioia, pregio e onore, cortesia, dono e galanteria; e pare che ciascuno si sia stanco di amare, dal che nasceva liberalità. Ond’io ne sono attristato; ma, se io fossi amato [da essa gioventù] un pochino, ben mi vedreste piú gaio in sembianti.
III. Amore vuole gaia sembianza; ma io erro nel dire [bene] di esso, perché esso è caduto in tale bassezza che non lo si può guadagnare senza comperarlo. Infatti lo si suole mercanteggiare; per questo ciascuno è ingannato. Però ben sappiate ch’io ne soffrirei in pace, con grande affanno, tutti i delitti, se egli fosse buono.
IV. Colui che si duole della bontà deve doppiamente trovar del male; cosí accade che io vedo spesso la bilancia della potenza alzarsi e abbassarsi. Ogni uomo assennato, che è valente e pregiato, deve badare a non esser preso al laccio; l’uomo se ne va rapidamente di anno in anno; perciò accade ch’egli vada ritardando il bene.
V. Rossignol, va senza tardare a pregare il gentile Imperatore: egli omai mi fa perdere la fiducia [in lui], perché troppo a lungo lo vedo dimorare oltre il Faro. Egli non ha, né nacque ancora, un suo pari; perciò ha bene acquistato lode, nonostante i malevoli, i quali vedo tanto sfrenati che avranno la mercede che hanno meritato.
VI. Dar voglio la mia canzone, se le piace, a donna Ponza, di là da Durazzo, perché gioia e sollazzo ed ogni bontà e bellezza van raddoppiando nella sua persona pregiata.
VII. Marchese, se non acquistate coraggio, tardi regnerà il Monferrato! E, se voi tardate, coloro che voi piú amate si sbanderanno da’ogni lato e non vi seguiranno.