I. Voglio cantare d’amore, quantunque non veda né foglie né fiori, perché né freddo né gelo mi dànno paura, tanto ho il cuore allegro e gioioso; mi piace di allegrarmi o di cantare tanto d’inverno quanto di estate, poiché mi ritiene per suo servitore una tal donna che è compiuta di ogni bene.
II. Mai donna sarà per me tanto piacente e di tanto perfetto valore; [ella] ha un colorito ben piú fresco di una rosa [di giardino] o di una rosa selvaggia; bella la bocca, bello il volto e belle le narici; e le sta tanto bene la parola [sulle labbra] che non vi dirà mai altro che cose onorevoli, piacenti e buone.
III. E sappiate che Florio non amò Biancafiore piú cordialmente di quel ch’io amo colei che mi protegge e mi soccorre; e non mancano [intorno a me] delle persone vili; [ma] a me non piace aver familiarità con [nessuna] persona abbietta né consigliarmi con [nessun] lusingatore, perché chi ha fiducia in loro fa molto male e poco di bene.
IV. Ugonetto, porta tosto la mia canzone all’Imperatore: egli sa bene scegliere il meglio, tanto ha di valore e di senno; si vede bene da’ suoi atti grandiosi che egli è un uomo prode di cui non ci fu mai un altro simile; come si narra da chi viene da lui, si trova in lui sempre più del bene.
V. Imperatore, bel signore caro, non credo ci sia un piú franco barone del conte del Carretto, che mantiene pregio e ogni giorno piú fa del bene.