I. Mi sarà forza prendere la consolazione del selvaggio che canta quando dovrebbe piangere e piange quando non gli avviene alcun danno; cosí farei per sempre. Eccomi a cantare, benché non abbia l’animo lieto; ché non si conviene ad uomo buon intenditore di piangere per il proprio dolore e di ridere per i propri piaceri.
II. Io soglio portare il mio dolore nascosto nel mio cuore, e molte volte fo apparire che sia gaudio; e, quando ho un pochino di gioia e di allegrezza, non fo sembianti di star molto bene; perché il mio dolore supera la gioia al cento per uno: io vedo che gli uomini prodi nel mondo non sono [stimati] per nulla, e i ricchi malvagi, che non sanno far niente di bene, rifuggono dal pregio, raddoppiando la loro ricchezza.
III. Poiché tutto il mondo si è incamminato per una strada in cui tutti fan del male, a chi mi accompagnerò? Se potessi starmene solo in un bosco, io non avrei i dispiaceri che mi fanno di continuo languire d’ira e di struggimento. Fossi stato contento di aver perduto il senno con cui conosco che non si vuole per nulla il pregio! Pregio? E chi lo vuole? Io non so dove ora si trovi.
IV. Per tutto il mondo io voglio andare errabondo finché non abbia trovato pregio, per lontano che esso sia, e voglio allontanarmi dalla mia terra e dal mio parentato, perché so bene che colà non potrei trovare altro che povertà e tracotanza. Me ne andrò fra poco tra’ Lombardi, presso l’onorato Re degli Alemanni, pregiato, prode e valoroso, nel quale credo che pregio vi sia.
V. Ma, prima ch’io creda ciò che odo dirne dalla gente, desidero di aver visto il suo modo di agire: infatti tutti concordemente ne fanno gli elogi, ma io ne dubito prima di averlo veduto.
VI. Cosí come i ricchi son malvagi, nello stesso modo coloro che sogliono lodare non son tutti buoni conoscitori; per questo io non voglio lodare alcuno a caso, prima di averlo veduto.