I. Non voglio piú tardare né indugiare piú a lungo a comporre un sirventese in questa melodia che mi piace. Io so che certamente ne avrò della malvolenza [da parte degli altri], giacché [questo ch’io faccio] è un sirventese contro i falsi e rozzi uomini di Roma, la quale città è la capitale del decadimento e il luogo dove ogni bene va in malora.
II. Non mi maraviglio punto, Roma, se la gente cade in eresia, perché voi avete messo il mondo in travaglio e in guerra; pregio e grazia son morti e sotterrati a cagione di voi, Roma ingannatrice, che siete guida, cima e radice di ogni male; il buon Re d’Inghilterra fu tradito da voi.
III. Roma truffatrice, cupidigia vi travia: alle vostre pecorelle tosate troppo la lana. Lo Spirito santo che prese carne umana ascolti le mie preghiere e ti spezzi il becco, o Roma! Tu non avrai tregua con me, perché sei falsa e perfida verso noi e verso i Greci!
IV. Roma, agli stolti voi rodete la carne e l’ossa, e guidate i magri con voi nella tomba; voi violate i comandamenti di Dio, perché troppo grande è la vostra cupidigia, se perdonate i peccati per danaro. Roma, voi vi caricate di un gran fardello di male.
V. Roma, sappiate bene che quel che ci fece perdere Damiata fu il vostro barattare e la vostra follía. Mal governate, Roma! Iddio vi abbatta e vi faccia decadere, perché troppo falsamente governate per danaro, o Roma di mala schiatta, convegno de’ mali!
VI. Roma, so per certo che, con falsa assicurazione di perdono, voi abbandonate la nobiltà di Francia a’ tormenti [dell’Inferno], lungi dal Paradiso; siete voi che avete ucciso, o Roma, il buon re Luigi, attirandolo fuori di Parigi con falsa predicazione.
VII. Roma, a’ Saraceni voi fate poco danno, ma i Greci e i Latini li cacciate nella carneficina. Nel fuoco d’abisso, Roma, voi stabilité il vostro seggio, tra la gente perduta. Che Dio non mi dia una parte del perdono, o Roma, né [delle indulgenze] del pellegrinaggio che faceste ad Avignone!
VIII. Roma, avete uccisa tanta gente senza motivo e non mi che piace punto teniate una via storta, perché voi, Roma, chiudete la porta alla salvazione; ecco perché ha mala guida chi, sia d’estate sia d’inverno, segue le vostre orme, ché il diavolo lo porta nel fuoco infernale.
IX. Roma, ben si scorge il male che si deve dire di voi, una volta che, per ischerno, date il martirio a’ Cristiani; ma in qual libro trovate voi, Roma, che devansi uccidere de’ Cristiani? Dio, che è il vero pane quotidiano, mi accordi di vedere ciò che desidero avvenga de’ Romani.
X. Roma, è verissimo che foste tutta premurosa nell’accordare ipocriti perdoni [per i combattenti] contro Tolosa: molto vi mordete le mani come un’arrabbiata, Roma seminatrice di discordia! Ma, se il Conte valoroso vive altri due anni, la Francia sentirà dolore per i vostri inganni.
XI. Roma, è tanto grande il vostro delitto che Dio e i suoi santi voi tenete in noncuranza; tanto male governate, Roma falsa e perfida, che in voi si nasconde, si isterilisce e si dilegua la gioia di questo mondo; grandi eccessi fate contro il conte Raimondo.
XII. Roma, Dio lo aiuti e gli dia possanza e forza, al Conte, che tosa e scortica i Francesi, e ne fa tavola e ponte, quando viene alle prese con loro; e a me ciò piace assai. Roma, Dio ricordi il vostro gran torto, se gli piace, e sottragga il Conte da voi e da morte!
XIII. Roma, ben mi conforto pensando che tra poco verrete a mal punto, se il giusto Imperatore seguirà rettamente il suo destino e farà ciò che deve fare. Roma, io dico la verità, che vedremo decadere la vostra potenza: Roma, il vero Salvatore mi lasci ciò vedere!
XIV. Roma, voi fate tante villanie e tante cose spiacevoli e tante fellonie per danaro: voi siete si cupida del dominio del mondo da non temere Dio né i suoi divieti; anzi vedo che del male fate il decuplo di quel ch’io possa dirne.
XV. Roma, voi tenete tanto serrate le vostre grinfie, che raramente vi sfugge ciò che vi riesce di stringere. Se fra poco non perderete la vostra potenza, in una mala trappola sarà caduto il mondo, morto e vinto, e il pregio sarà dileguato. Roma, il vostro Papa fa di tali atti virtuosi.
XVI. Roma, Colui che è luce del mondo, vera vita e vera salute vi dia mala fortuna, da che commettete tanti misfatti che il mondo grida. Roma sleale, radice d’ogni male, senza dubbio voi arderete nel fuoco d’Inferno, se non cangiate pensiero.
XVII. Roma, voi vi fate biasimare per i vostri cardinali, a cagione de’ loro peccati mortali di cui risuona la fama: coloro non pensano se non a vendere Dio e i suoi amici, e con essi non valgono rimproveri. Roma, gran disgusto fa l’ascoltare le vostre predicazioni.
XVIII. Roma, io sono irritato che la vostra potenza salga e che, per cagion vostra, gran pena ci opprima, poiché voi siete la sede e la capitale dell’inganno, della vergogna e del disonore. I vostri pastori sono falsi e furbi, Roma, e chi si accompagna con loro commette una assai grande follía.
XIX. Roma, mala opera fa il Papa quando contende con l’Imperatore pe’ diritti della corona, lo proclama eretico e perdona coloro che lo guerreggiano. Un tal perdono irragionevole, Roma, non è valido; chi cerca di scusarlo ne ha piuttosto vergogna.
XX. Roma, il Glorioso che soffri la pena di morte per noi sulla Croce, vi dia mala strenna! Perché volete portar sempre la borsa piena, Roma da’ mali costumi, che avete tutto il vostro cuore nel tesoro; la cupidigia vi mena nel fuoco eterno.
XXI. Roma, dalla collera che vi stringe la gola nasce il succo per cui il mondo muore e si strangola con la dolcezza nel cuore; chi è saggio trema, quando riconosce e vede il mortal veleno e il luogo donde viene; Roma, esso vi cola dal cuore, e i petti ne son pieni.
XXII. Roma, sempre si è udito dire che vi governa una testa scema perché ve la fate radere spesso; io penso e credo che vi bisognerebbe trarvi il cervello, perché voi e Cîteaux portate mal copricapo, una volta che a Béziers faceste fare un sí crudele macello.
XXIII. Roma, con falsa esca tendete la vostra rete e mangiate tanti mali bocconi, quando altri vi lascia ciò fare. Voi avete un volto di agnello dallo sguardo innocente: dentro [siete] un lupo rapace, un serpente tonsurato, generato da una vipera; il diavolo vi protegga come suo amico intimo!