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Italiano
V. De Bartholomaeis

I. Mi è assai grave di ascoltare il dire e il seminare [che si fa di] tal miscredenza; la cosa non mi piace; non deve essere amato chi fa defezione da ciò donde viene e nasce ogni bene, e che è salvazione e fede. Or io dimostrerò quanto ciò mi pesi.

II. Nessuno di voi si maravigli se io muovo in guerra contro un falso ignorante, che, per quanto può, sotterra ogni buona consuetudine cortese, la perseguita e la imprigiona. Troppo egli si dà l’aria di uomo audace, se dice male di Roma, capo e guida di tutti coloro che in questo mondo hanno spirito buono.

III. In Roma ogni bene è perfetto, e chi glie li porta via ha perduto il senno ed inganna se stesso: egli ne sarà sepolto e perderà l’alterigia. Oda Iddio la mia preghiera: che quelli, giovani o vecchi, i quali han mala lingua contro la religione Romana cadano dalle bilance [della giustizia].

IV. Roma, io ritengo per stolti e per grossolani, per ciechi e per stecchiti coloro che si caricano la carne e le ossa di miserabili vizi, onde cadono nella fossa dove loro è apparecchiato fuoeo puzzolente, e non saranno mai liberati dal peso de’ loro peccati.

V. Roma, non mi piace che un uomo vile vi combatta: da’ buoni avete pace, e ciascuno [di essi] si affiata con voi; quanto a’ folli, fu la follía loro che fece perdere Damiata; ma certo il vostro senno rende misero e doloroso chi è tracotante con voi e si conduce malamente.

VI. Roma, so per vero e credo senza dubbio che voi conduciate a salvazione tutta la Francia; sí, e anche l’altra gente che vi aiuta; ma adesso si avvera quel che Merlino disse profetando del re Luigi, che sarebbe morto «in pansa».

VII. I meschini eretici sono peggiori de’ Saraceni e di animo piú folle; chi vuole [conoscere] la loro sede, vadasene entro il fuoco di abisso, nel luogo selvaggio, fra’ dannati. A quelli di Avignone voi condonaste, e questo mi piace, Roma, il cattivo pedaggio, e fu grande grazia la vostra.

VIII. Roma, voi avete perdonato giustamente molti torti ed aperta la porta di cui era contorta la chiave; infatti con atto di buon governo condonaste la folle derisione. Chi segue l’orma vostra l’angelo Michele se lo porta con sé e lo salva dall’Inferno.

IX. Di estate e d’inverno l’uomo deve, e non c’è da contraddire, Roma, leggere il quaderno [=il Vangelo], per non cangiare; e, quando vede lo scherno, [deve], cosí come Gesú prese il martirio, pensare se il caso sia da buon cristiano... Se allora non ne ha cura, egli è del tutto folle e vano.

X. Roma, il perfido e la sua sospetta fede, dalle parole matte e villane, sembra sia di Tolosa; per cui le sue abili falsità non vi portano vergogna. Ma conviene che prima di due anni il pregiato Conte lasci gl’inganni e la dubbia fede e ripari i danni.

XI. Roma, il gran Re, che è signore di giustizia, dia malaventura a’ falsi Tolosani, perché fanno gran tracotanza contro i suoi comandamenti, sí che ciascuno lo tien celato; essi turbano questo mondo. Se il conte Raimondo piú si affida a loro, io non lo terrò per buono.

XII. Roma, va di sicuro in perdizione, e poco gli giova la sua forza, chi vi rampogna e fabbrica castelli e li prende con la violenza, perché egli non pone la sua dimora in luogo tanto alto che Iddio non ricordi il suo orgoglio e il suo peccato; ... perciò perde tutta la sua pelle e prende doppia morte.

XIII. Roma, ben mi compiaccio che il Conte e l’Imperatore, da che si sono distolti da voi, non han piú valore; il loro folle comportamento e il loro cattivo modo di pensare li fa tutti e due cadere nella discrezione vostra, sí che nessuno può resistere, per guerriero che sia, e non gli vale la potenza.

XIV. Roma, io spero che la signoria vostra e la Francia, a cui, in verità, non piace la mala via, faccia decadere l’orgoglio e l’eresia: i falsi eretici che, vivono indisturbati e non temono divieti e credono ne’ segreti, tanto son pieni di fellonia e di mali pensieri.

XV. Roma, ben sapete che difficilmente sfugge a loro chi ascolta le loro sentenze; cosí essi tendono la loro trappola con falsi adescamenti in cui ciascuno finisce per cadere: tutti sono sordi e muti [quando si dice loro] come [quegli adescamenti] tolgono loro la salvazione, onde ciascuno è perduto; com’essi [rimanendo cattolici, possano dire] di avere cappello e cappa e come [passando tra gli eretici] rimangano ignudi.

XVI. Persone distinte e istruite sono, fin dalla nascita, destinate di sicuro ad essere bruciate e distrutte [da parte degli eretici], perché [costoro] nella lor vita malvagia, rinnegano, al contrario [di loro], le virtú; [noi] almeno non abbiamo la fama di non aver la Fede [?]. Se la lor vita mortale fosse retta, credo che Iddio avrebbe ascoltato le loro preghiere; ma essa non è lodevole.

XVII. Chi vuole esser salvo deve tosto prendere la croce per abbattere e avvilire gli eretici falsi. Colui che sta in Cielo viene a tendere il suo braccio soltanto a’ suoi amici; e poiché ricevé tali offese, è ben cattivo quegli che non vuole ascoltarlo né credere a’ Suoi consigli.

XVIII. Roma, se permetti piú a lungo di governare a quelli che fanno oltraggio allo Spirito santo — quando altri fa loro osservare ciò, tanto son miserabili che nessuno di loro invero se ne offende — non ne avrai onore. Roma, i traditori sono tanto pieni di errore che, come meglio può, ciascuno aumenta ogni di piú la propria follia.

XIX. Roma, folle opera fa chi combatte contro di voi; quando all’Imperatore, dico che, se non si accorda con voi, in gran disonore cadrà la sua corona; e ciò sarà giusto. Però presso di voi trova facilmente perdono chi ben confessa i propri torti e ne ha dispiacere.

XX. Roma, il Glorioso che perdonò alla Maddalena, da cui noi speriamo una buona strenna, faccia morire il matto rabbioso che semina tante parole false, lui, il suo tesoro e il suo cuore malvagio, in tal guisa e in tal pena qual è quella per cui muore un eretico ...

 

 

 

 

 

 

 

 

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