Traduccions - Übersetzungen - Translations - Traducciones - Traductions - Traduzioni - Reviradas

217,008

Italiano
V. De Bartholomaeis

I. Ho in animo di mandare un nuovo sirventese all’Imperatore dalla gentil persona. Ora mi è mestieri di pormi al suo servigio, perché niuno ricompensa píú largamente di lui, il quale getta i poveri dalla povertà, migliora e ristora i valorosi; è giusto ch’egli guadagni e acquisti, se fa tante cose onorevoli e buone. Perciò ognuno deve benedire la strada di sí nobile signore, per la quale egli va e viene: quanto a me, la benedico grazie a madonna Dia e al signor Torello che cotanto gentilmente si comporta. 

II. Non ritengo per assennato chi si proponga di fargli del torto, giacché non c’è uomo che perdoni piú difficilmente di lui, finché può vendicarsi. Difatti guardate come egli distrusse Gaeta. È folle chi si mette a cozzare con lui, perché la sua forza è di gran lunga superiore [all’altrui]. Perché cozzò con lui non so che... Molto bene si è vendicato del falso clero e del Papa: meglio che non fece il suo avo. Egli può starsene sicuro a casa sua, ché tutti i suoi nemici gli vanno a chieder grazia.

III. Il nostro Imperatore nacque in buon punto e sotto buona stella, e lo si accusa a torto: adesso i Lombardi son venuti sino a Barletta a restituirgli tutti i diritti della sua corona; Genova gli reslituisce la Riviera e tutte le terre che tiene; la sua bandiera si è tanto elevata che nessuno può difendersi da solo. Tal signore merita bene la signoria, poiché egli sa ben fare ciò che è d’uopo e si conviene di fare, ed è cosi dotto nelle Arti [liberali] e nell’Astronomia che vede e conosce prima ciò che ha da avvenire.

IV. Oltremare fece opera assai onorata e nobile allorché conquistò Gerusalemme ed Ascalona: non ebbe, infatti, a trarvi nemmeno un colpo di dardo o di saetta, giacché il Sultano fece con lui una pace onorevole e buona. Poi prese la via verso Cipro e colà dimostrò tanta buona fede e sí compiuta lealtà a coloro ai quali il nobile Imperatore, per sua gentil cortesia, concesse i suoi beni, che il signore di Beirut se ne rammenta; [di cortesia] egli ne ha pieno tutto il cuore, netto e mondo di ogni bassezza, pieno di liberalità; e chi vuol credermi mi creda.

V. E chi non mi crede ne domandi a Berreta o a’ cavalieri di Parma e di Cremona... e mille once d’oro. Gli venga del bene, poiché dona cosí! Per sempre quind’innanzi [io], Figueira, amerò colui che non si stanca di lodarlo e non dice delle menzogne sul conto dell’Imperatore. Che il santo Dio gli conservi per sempre la ricchezza, da che egli ama e mantiene il vero pregio! E a me dia Iddio la gioia di un amico e di un’amica, e dia gioia al conte Raimondo che protegge l’onore.

VI. Bell’amico Torello, la vostra merce altri ve la vende male, ma voi vendetela bene.

VII. Bell’amico Torello, voi e madonna Dia dovete bene amare colui che ha il nome «di ricco freno».

 

 

 

 

 

 

 

 

Institut d'Estudis Catalans. Carrer del Carme 47. 08001 Barcelona.
Telèfon +34 932 701 620. Fax +34 932 701 180. informacio@iec.cat - Informació legal

UAI