I. Sono stato gran tempo triste e malinconico, ma adesso son giubilante più che un uccello o un pesce, poiché la mia donna mi ha mandato messaggio ch’io mi comporti [secolei] da amante. Ah! di quanto dolce sapore mi è che ella degni di volere ch’io tomi in buona speranza!
II. Ché, se Iddio mi perdoni, io non posso esser gioioso finché non me ne sia tornato appassionato nella dolce prigione dove mi mise la sua beltà, la quale [prigione] è [piena] di cortese accoglienza, di gaudio e di dolcezza; ond’io non desidero [tanto ardentemente] ricchezza di terra o di danaro quanto di fare ciò che a lei piace.
III. Tante mi piace il rimirare le sue fattezze e i belli occhi amorosi ch’io [quando la guardo] non so ove mi sia; [ella] mi ha talmente legato e preso e vinto e conquistato che non posso volgere altrove gli occhi e l’amore; ma, quando la posso vedere, sono del tutto incantato.
IV. Donna, per Dio del Cielo, poiché mi arrendo così a voi, umile e sottomesso, discrezione, pietà, preghi e buona fede mi diano la vostra amicizia; e voi [dandomela] farete cosa onorevole, ché io ho gran timore di esser vinto dalla passione a cui non posso resistere.
V. Ho il cuore tante irato verso colei, che vada in malora!, la quale ha abbandonato me per un conte rossiccio; ben mi pare che ella sia [per davvero] una lupa; infatti s’innamorò di un conte e si distaccò da un imperatore il quale ha fatto conoscere le sue lodi per tutto il mondo; ma chi mente non dice il vero.
VI. Dio salvi l’onorato Marchese [di Monferrato] e la sua bella sorella che col suo amore leale mi seppe conquistare gentilmente e più gentilmente serbarmi [suo amico]!
VII. Figliuola di re, ben mi rallegro d’aver perduto un amore falso e di averne acquistato uno migliore, che sa essere più cordiale e sa fare e dire cose piacevoli.
