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Italiano
V. De Bartholomaeis

I. Per meglio soffrire il maltrattamento e l’affanno che mi dà Amore, da cui io non posso difendermi, farò una canzone tale che sarà facile ad apprendersi: di parole cortesi e di canto avvenente. Io faccio uno sforzo, perché non ho cuore né talento di far canzone: infatti sempre piango e sospiro, perché non veggo colei per la quale il mio cuore si rallegra, poiché sono tanto lontani da me la terra e il dolce paese ove è colei alla quale io sono sottomesso; onde ho perduto gioia, sollazzo e riso.
 
II. A lei mi do con cuor fermo, senza inganno, perché son tutto suo per dare e per vendere; e voglio piuttosto aspettare, in buona speranza, [un favore da] colei che supplico, e la cui gioia mi tarda, che avere bel dono e bell’accoglienza da un’altra; perché nell’intimo del cuore Amore mi ha fatto iscrivere la sua gran beltà, su cui nulla è da ridire, e la sua gentil persona ben fatta e ben formata; ond’io le sono vassallo sincero, fedele e fino, e, per amore di lei, servitore delle altre.
 
III. Dio, quando vedrò il giorno e il mese e l’anno ch’ella mi vorrà rendere il guiderdone del male! Io non oso dirle l’animo mio (oserei piuttosto impiccarmi!), allorché le sono davanti. Ma ella può conoscere abbastanza il mio desiderio, ché ella è la cosa che più desidero al mondo; e per amor di lei soffro tanto gran martirio che il dolore mi ha già del tutto vinto e il desiderio ben tosto mi avrà ucciso; ed ella ne ha gran torto, ma io non glie l’oso dire.
 
IV. Se la pietà mi potesse giovar tanto presso di lei ch’ella volesse tendermi il bel braccio, io non mi farei lacerare le carni [dal freno], ma verrei tosto a chiedere umilmente mercè a lei che mi ha tutto affatto al suo comando; [ella] può darmi gioia o addirittura uccidermi, e io non ho possa di volgermi altrove; se le piacesse di accogliermi presso di sé, ben mi terrei per suo, poichè meglio mi avrebbe conquiso, e mi farebbe felice e [mi farebbe] godere gran gioia.
 
V. Al valoroso Marchese, che serba pregio e valor grande e sa nobilmente dare e spendere, [si che] il suo gran pregio fa abbassare [quello de] gli altri, verso Monferrato, canzonetta, ti mando; i suoi nobili fatti son distinti [da quelli] degli altri, e lo si può ben ritenere per il migliore [di tutti]: egli è il fiore di tutti, checché ad altri [ciò] spiaccia, principio e fine di ogni bene; se così avvenisse come io voglio e penso, vedrei cingergli il capo corona d’oro.

 

 

 

 

 

 

 

 

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