I. Mal mio grado, mi fan dire cose villane le colpe pazze di un fiacco marchese. Io so di far cosa da matto perché, per colpa d’altri, commetto scientemente una colpa [io stesso]; tuttavia comprendo come una cosa mi scusi: che, se le colpe rimanessero ignote, niuno poi temerebbe di commetterne; mentre chi fa del male ben può sopportare che lo si dica.
II. Ecco perché io dirò di un matto rinnega-nobiltá, sotterra-pregio, strugge-cortesia; altri lo afferma nato dalla stirpe del Monferrato, ma dalle sue opere non pare sia cosí: credo, per contro, ch’egli sia figlio o fratello del vento, con tanta volubilitá cambia di sentimenti e di volere. A torto è chiamato Boni-facio, perché in vita sua non fece fare mai buoni-fatti.
III. Io so che prestò giuramento a’ Milanesi e alla loro Lega, che ne prese del danaro, per vergogna del suo grado, e che vendette loro la fede che non aveva. Però di questa, che è fede di eretico, io non lo rimprovero, ché egli giura alla leggiera e manca al giuramento. Se egli restituisse il denaro al signor Azzo, credo che lo si scioglierebbe dal giuramento.
IV. Tanto è vile e pusillanime che non amò giammai il pregio cavalleresco: infatti ha perduto parecchi de’ suoi dominî ereditari e mai neppure un giorno ha cercato di riacquistarli col proprio ardire. Ma poiché ha fatto cosí bene due tradimenti, prima al suo signore, poscia a Milano, con cui ruppe i patti convenuti, cosí egli si argomenta di poter ricuperare i propri beni [con altri tradimenti] al momento migliore.
V. Se fossi io il suo signore, egli non mi farebbe leale omaggio [=io non gli consentirei di farmi &c.], perché so che non lo manterrebbe, né mi bacerebbe il viso con la bocca, perché altra volta me la baciò a Pavia, [cosí parlerebbe l’Imperatore] e poi baciò ugualmente il Papa. Pertanto, poiché rinnega in tal modo la propria fede, cosí, se mai facesse con me patto o convenzione, non gli crederei se non dato che mi baciasse nel didietro.
VI. Ah, Monferrato! Piangete codesto uomo, fiacco e dolente, che svergogna voi e tutta la vostra gente! Cosí finisce, in verità, l’onorato pregio che Monferrato aveva per tutto il mondo.
VII. Marchese svergognato, vi mando al diavolo, ché a tal vassallo si conviene tal signoria.