I. Mi piace di comporre una canzone facile a comprendersi e dilettevole a cantarsi, tale che non se ne possano criticare le parole e correggere la musica, che abbia l’aria dolce e allegra e belle le parole, e sia gradevole a ripetersi, e voglio sia lodevole a difenderla da coloro che la biasimeranno.
II. Chi vuol criticare altrui per quel che dice poetando, deve per prima cosa imparare a ragionare rettamente sopra ciò di cui vuol parlare, e [chiedersi] se egli sia o no dal lato del torto e se possa giustificarsi; ma se si tratta di un pazzo, non mette conto di dargli de’ consigli o di discutere con lui.
III. Un uomo saggio che si proponga di imprendere e di dare inizio a qualche azione rilevante, deve innanzi tutto indugiare finché non abbia veduto chiaramente se agisce da assennato ovvero da stolto; perché è folle chi provoca una questione mentre non è in grado di battersi, per cui poscia sarà costretto ad arrendersi a discrezione.
IV. Ormai il dolore mi sarà minore perché odo come l’orgoglio del signor Ezelino cada e si abbassi, come la sua potenza discenda e diminuisca. Tutti i mali di lui sono per me cagione di letizia piú che i miei propri beni: le gioie sue mi fanno piangere, e i suoi dispiaceri allegrare, e mi empiono il cuore di contentezza.
V. Male gli han fatto spendere il suo tempo i delitti ch’egli ha fatto commettere: arder donne, rapir fanciulli, passare a fil di spada giovinette, mettere a fuoco e incenerire conventi, bruciare croci e altari. Oh, Dio! Come potete ristare dal prendere vendetta di tali uomini perversi?
VI. Se Dio non prende tostamente vendetta di lui, farà lamentare di sé tanta gente, e farà immaginare ch’Egli lo voglia ricevere nelle sue grazie.