I. Ora che è inverno e son gelati a migliaia i rivoli d’acqua, ho in animo di fare un sirventese. Se vi metto qualche parola bassa, non me ne importa, perché canterò di que’ baroni ignoranti che giudico pieni di malafede. Che Iddio li ammazzi!
II. Di essi e delle loro azioni ho noia, perché essi non hanno valore né coraggio, e li ritengo assai riottosi verso il pregio. Mal rassomigliano al prode Ettore perché io voglia stare a udire le loro strida. Che sia tolto loro, e anche a’ loro figliuoli, il poco che loro è rimasto!
III. Il Re d’Inghilterra penso abbia il singhiozzo, una volta che lo si vede star si a lungo silenzioso anziché domandare il suo retaggio; e, poiché ne ha perduto tanto, dovrebbe menare da ogni lato corridori e cavalli armati sino a che ricuperasse i suoi possedimenti.
IV. Il fiacco Re di Aragona fa tutto l’anno delle liti a molta gente piccola [?]; ma farebbe meglio, secondo il mio parere, a domandare co’ suoi baroni [vendetta di] suo padre, che era valoroso e gentile e fu ucciso fra’ suoi amici, sino a che fosse risarcito per il doppio.
V. I falsi chierici rinnegati si studiano di diseredare Corrado, per far doni a’ loro bastardi. Intanto tengono vacante l’Impero con le loro lezioni malvagie, con cui vogliono spadroneggiare fra noi. Ma hanno troppo irritato san Pietro!
VI. Quanto al mio signore, Iddio mi aiuti, se non stesse a dare ascolto a’ consigli di gente minuta, so che sarebbe retto e buono, che gli piacerebbero spade e scudi, elmi, usberghi e armature: e ciò sarebbe ben giusto e ragionevole, ché questo è quel che si addice a un uomo appassionato.
VII. Balestrieri bene equipaggiati e cavalieri marcianti in ranghi, mi piacciono piú de’ libelli; non mi troverete mai stanco di fare assalti e combattimenti e di abbracciare sotto il suo mantello donna dal corpo grasso e delicato.
VIII. Mauretto, una donna mi diede il suo anello, di che io vi trovai molto adirato; mando a voi e al signor Sordello il mio sirventese, che è finito.