I. Ora è opportuno ch’io canti e parli, ché il signor Riccardo vuol esser re di Vienna e d’Arles. Per la qual cosa il Re [di Franchi] ha dispiacere per Carlo, e gran piacere il signor Odoardo, il quale non è pigro né codardo.
II. Perché mi studio io dir la verità cantando? Perché [Riccardo] si propone di aver l’Impero e di signoreggiare i Lombardi; i quali [però] sanno a memoria tutto il salterio e tutte le parti, e ciò assai meglio che per le sette Arti [=che per studio];
III. e perché il Re di Castiglia, che si conduce con pregio e valore, vuole e reclama l’Impero standosene bene co’ suoi Spagnoli [=senza muoversi dalla Spagna]; per cui io dico che uno scoiattolo non è piú agile della sua volontà;
IV. perché egli è imperatore di Pregio, capo e padre di Valore; fine Gioia è sua figliuola, fine Amore sua madre, gaio Sollazzo il suo esercito e Dolore il suo gran nemico;
V. e perché so che chi si incoronerà col lungo chiodo ne renderà conto al nostro Conte di Provenza: già già io non conto i colpi che si porteranno, or forti or leggeri, nel pieno e nel vuoto,
VI. allorché chierici e Inglesi verranno in cerca della Corona di ferro, gli uni con la forza, gli altri con la frode; però, chiunque soccomba, i chierici ne canteranno lodi a Dio e si abbiglieranno in vermiglio e in azzurro.
VII. Di un calcolo cosí stolto fa il suo vantaggio [=fa un calcolo sbagliato] chi si dà per uomo ligio a un maestro di frode.
VIII. Vuole [proprio] acquistarsi degli affanni colui che ha la chiave di fin pregio, se la cosa è cosí come la si dice!