I. Mi piace la guerra, la fatica e la lotta; mi piace di vedere la retroguardia, mi piace di vedere cavalli armati, mi piace di vedere ferir gran colpi; allora la terra mi pare sconvolta. Tale è il mio animo e il mio sentimento. Quanto a’ piati [giudiziari], me ne intendo ogni giorno di meno.
II. Quelli di Asti fanno tregue e paci; eppure perdono, sino a Staffarda tutta la terra accanto. Questo ho udito dire: che Cuneo era la loro porta ma adesso vedo che è loro nemica e non sta piú sotto il loro dominio.
III. Mi piace il danno de’ Provenzali, e come nessuno di essi se ne guardi, e come i Francesi siano tanto abili che ogni giorno li fanno venire avanti incatenati, e non giovi loro implorar pietà, tanto [i Francesi] li tengono per vili.
IV. Molto mi infastidiscono gli avvocati che vedo andare attorno con grande albagia, e mi pesano i consigli de’ prelati; si che non vidi nessun uomo contento. Anzi, a chi porta loro reclami del proprio diritto, dicono: «Ciò non è niente: tutto è veramente del Conte».
V. Vedo assai abbassati i Genovesi e il loro Capitano, che ne ha la guardia: infatti perdono la Contea di Ventimiglia che possedevano. Perciò Genova mi sembra morta: e il Podestà, che ne dovrebbe essere il difensore, ne è incurante.
VI. Prenderei piuttosto la sporta [di mendicante] che mettermi e fare il difensore [di codesta gente dappoco]; meglio amo cavalieri e scudieri.
VII. Maurino, una gioia mi allieta: io so bene che la piú valente [delle donne] mi desidera piú che tutti i suoi parenti.