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Italiano
V. De Bartholomaeis

I. Ier l’altro me n’andavo pensieroso giú per una riviera. Trovai una pastorella dalla persona graziosa e piacente, di belle fattezze, che soletta guardava degli agnelli presso un rivo, accanto a un bosco folto. Tosto la salutai: «Pastorella, Iddio vi salvi, poiché io vi amo di amor puro e cordiale». Ella mi rispose umilmente: «Signore, Iddio vi guardi dal male». E subito poi aggiunse: «Del vostro amore non mi importa!». 

II. «Fanciulla, né d’inverno né d’estate io vidi una donna tanto bella quanto voi né tanto aggraziata, e vi assicuro che non desidero altro. Vogliate dunque allontanare da me il cruccio e rendere gioioso il mio cuore. E fate con la indulgenza vostra, o dolce e piacevole cosa, di avermi per tutta la vita come l’unico amico puro e leale». Ella mi disse che non aveva punto voglia di amore: «Dunque, che vi giova l’andarmi tanto richiedendo ? Ciò non muove da pensiero sano. 

III. «Ma, di grazia, signore, ditemi: perché il Conte di Provenza strazia e distrugge i Provenzali, che non gli fanno niente di male; e perché vuole e si propone di spossessare il re Manfredi? Il quale non credo abbia delle colpe verso di lui né tenga della terra sua; e non credo sia stato alla morte del prode Conte di Artois, e non ha colpa del solenne giuramento che fece in Hainaut, ché ne sarebbe morto; ché nessuno detiene di lui né orto, né rendite, né censo». 

IV. «Fanciulla, gli è per il proprio orgoglio che il Conte d’Angiò è spietato verso i Provenzali, e i chierici gli sono cote e focile: è per questo ch’egli crede facile cosa di spossessare il Re che mantiene puro pregio e puro valore. Però di questo mi conforto: che mai a nessuno venne del bene dall’orgoglio; onde a mal porto perverranno colà i Francesi, a quel che mi pare, sol che il valoroso e potente re Manfredi si accordi co’ suoi. Poi saranno vittoriosi egli e i suoi quanto i chierici non si saranno sottomessi». 

V. «Signore, adesso ditemi cantando se vi pare che il gentile Infante d’Aragona non si faccia a domandare mai ciò che fu della sua famiglia, una volta che egli ha fama di essere ricco, giovane, forte, grande, bello e buono. Io vorrei che sempre dimostrasse il suo valoroso coraggio a’ cupidi falsi ... orgogliosi, co’ quali il pregio muore ... finché avesse messo nel loro ... e li scacciasse dal nostro paese».

VI. «Fanciulla, ben posso dirvi dell’Infante che, se Iddio gli dà salute e vita, non avranno per lui pace e perdono i suoi nemici. Per lui i Provenzali restaureranno la nobiltà, perché essi sono desiderosi di lui e lo tengono sempre presso il cuore. E poiché egli possiede fin pregio in abbondanza e valore, nella sua retta coscienza, vorrei che Iddio gli desse tutto il tesoro del Papa, perché io credo che non starebbe in migliori mani la ricchezza di Ettore“. 

VII. „Signore, io vorrei vi fosse saldo amore tra il signor Odoardo e il nobile Infante, giacché ciascuno di essi ha bella persona, gagliarda, e ama pregio e valore. Perciò, se entrambi fossero dalla stessa parte, conquisterebbero, difendendosi, il proprio; potrebbero vivere graditi e lodati da tanta gente. Poiché entrambi sono usciti, a dir vero, da uno stesso lignaggio, l’uno non oblii l’altro: ché ne saranno onorati maggiormente, obbediti da’ loro amici e temuti da’ nemici». 

VIII. «Fanciulla, il Re d’Aragona serbi, in questa faccenda, se ciò gli piace, il suo pregio e il suo onore; e, sebbene abbia il fiore di buon pregio, io lo prego di non tardare, ché poscia [che sarà intervenuto lui] non avranno [i Provenzali?] timore di re né d’imperatore. E poiché larghi e accorti sono tutt’e due e bene armati, cosí non si convien loro, in verità, di vivere spregiati e spossessati. Siano presto pertanto combinati e intavolati da loro tali giuochi onde siano schiantati elmi e dismagliati usberghi». 

IX. «Con l’Infante Pietro, di pregio compiuto e pronto, siano, o signore, i proscritti dalla Provenza, per lui, e onorati». 

X. «Fanciulla, ben mi avete confortato, con l’avere esaltato l’Infante, perché non so altri che sia tanto virtuoso e a cui tanto aggradisca il valore quanto a lui».

XI. «Signore, per il gradito Infante Pietro, ornato di pregio, saranno ancora arricchiti molti poveri diseredati».

XII. «. . . . . . . .».

 

 

 

 

 

 

 

 

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