I. Con smarrimento e con dispiacere io voglio ora cantare, sebbene il canto non mi aggradisca, perché il valore è grandemente decaduto e la nobiltà è abbassata in Provenza, ed io ho il cuore attristato per la prigionia del prode don Enrico.
II. Deve bene essere afflitta tutta la Spagna, e deve ben rimpiangere Roma il Senatore leale, di bella compagnia, il più ardito [che ci sia] da Burgos fino alla Germania. Ah, troppo grave peccato commise chi abbandonò nel campo il prode don Enrico!
III. Tutti gli Spagnoli, da Gronh fino a Compostella, devono piangere la cattura, che non fu né è bella, di don Enrico di Castiglia; e il re don Alfonso, che tanto bene si conduce con senno antico, deve reclamare tosto suo fratello don Enrico.
IV. Tedeschi fiacchi, vili, deboli, il vero Iddio non vi assista, né vi giovi, perché veniste meno a don Enrico nella battaglia. Voi avete certamente disonorato la Germania, abbietti miserabili, che lasciaste solo nel campo il prode don Enrico!
V. Grazie al suo valore e al suo nobile coraggio, don Enrico difendeva l’onorato lignaggio di Corradino con onorevole bravura. Il re Alfonso, che è magnanimo e nobile, deve reclamare tosto suo fratello don Enrico.
VI. Non si addice a un re di sí grande animo e di tanto nobile valore qual’è il re Alfonso, lasciar prigioniera una persona della sua famiglia. Dunque, non indugi a reclamare tosto suo fratello don Enrico.
VII. Faranno atti di slealtà tutti i nobili Spagnoli, se in breve non faranno atti tali di valore da rendere ricchi se stessi e poveri quelli che tengono prigioniero don Enrico.