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Italiano
V. De Bartholomaeis

I. Mi acca’de di manifestare, cantando, la mia grande ira e il mio dolore. Io non canto punto come un altro cantore che canta di gioia e d’amore: s’io canto con la bocca, piango col cuore, perché ho motivo contrario al cantare. Per ciò il mio canto ha nome canto–pianto, perché il canto non mi si può dissociare dal pianto. 

II. Ben deve piangere e menar duolo chi perde amico o buon signore. Altri ignorerà il valore del suo amico, finché non lo abbia perduto: non è guari, la morte mi ha fatto cognito del mio danno. Tutti coloro che amano pregio e valore devono dolersi di questo fatto.

III. La morte ci ha tolto il buono e il prode patriarca Gregorio, in cui si erano raccolti tutti i buoni e i migliori costumi. Chi mai vedrà una guida tanto prode, tanto franca, tanto larga nel donare? Egli aveva sorpassato in liberalità Alessandro vincitore di Dario. 

IV. Il Valore aveva fatto di lui il suo esemplare e la Lealtà il suo castello e la sua torre: co’ buoni era franco e grazioso, pieno di umiltà e d’allegrezza; i cattivi teneva in tale odio che per nulla riuscivano a piacergli. Adesso grandi e piccoli sapranno che cosa perde il figlio quando muore il padre! 

V. Assai possono gridare e lamentarsi i Friulani e i vicini d’intorno, perché i loro avversari sanno che essi han perduto il buon pastore che li proteggeva dall’errore e faceva indietreggiare i cattivi: ladroni, predoni e masnadieri han gioia, perché parecchi di loro egli fe’ distruggere. 

VI. Iddio non creò nessun re o imperatore che fosse tal punitore de’ cattivi, tal guerriero e tal difensore de’ suoi, e vigoroso tanto che là dove Egli giaceva in abbandono e difficilmente poteva liberarsene, i cattivi avevano di lui tal paura da non osare di veder l’aria. 

VII. Lassú, nel suo santo splendore, dove sono martiri e confessori, metta l’anima di lui il vero Salvatore e la protegga da tristezza. Perché, se mai alcuno è meritevole di entrare nel piú alto palagio per gentilezza di animo, per lealtà e per sofferenze patite, Guglielmo di Montelongo gli è fratello. 

VIII. Mando il mio canto–pianto alla Madre di Gesù Cristo Salvatore, e le chieggo da umile peccatore che preghi Iddio che, per sua bontà, metta l’anima di questo nella gloria celestiale dove sono i Patriarchi: ognuno deve ciò implorare. 

IX. Corri dall’Arcidiacono, canto–pianto, che ti sia custode; poiché egli ha fior di lignaggio, ben deve assomigliare al buon zio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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