I. Tanto mi piace l’onorata e meritata fama, piena di lode, del signor Amalrico, figliuolo del mio primo signore il signor Americo di Narbona, che l’animo mio gode che fra’ Toscani egli si sia condotto tanto bene per aver recato onore agli amici della Chiesa, ed averne morti e vinti in guerra i nemici.
II. Il suo esordire è considerato molto bello, per nobiltà di atti, per assennatezza e per coraggio, sí che ci sembra dover egli ciò a’ suoi alti antenati di Narbona che gl’insegnano ad essere ricco d’onore. Perciò Iddio sia lodato! Però, dall’altra parte, gli deriva da Foix ch’egli debba ritenere la guerra come un diletto.
III. L’onorato e valoroso comune di Firenze fu bene ispirato allorché lo richiese al Re per capitano; difatti i suoi nemici, grazie a lui, sono in basso; onde esso ha onore per lui. Pertanto [Amalrico] deve esser lodato e tenuto caro dappertutto, quantunque [ora] sia in pace, perché, onorando se stesso, ha nobilmente onorato con la guerra esso [Comune].
IV. Facendo onore a se stesso, ha fatto onore a coloro che gli vogliono bene, a Narbona, al buon Re, di cui si trovava al seguito, a Foix e a colui che in parte gli fu maestro; la gioventú non gli fece commetter delle follíe, che anzi egli è di senno ponderato e temperato; perciò è temuto da tutti i suoi nemici, al punto che il suo nome è per loro peggio che guerra.
V. La sua buona condotta gli viene da Dio; epperò io lo prego e lo consiglio e gli dico che ritenga Dio per signore ed amico, con umiltà di cuore e timoré delle viltà. Egli [Iddio] lo farà crescere in tutte le bontà sue, se lo fortificherà contro le basse voglie. Cosí si vince la guerra spirituale.
VI. Io prego il signor Amalrico che il suo pregio, bene iniziato, sia da lui elevato, in ogni sua azione, cosí come è per la guerra.
