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Italiano
A. Parducci

I. Di voi mi lamento, signor compare Bertrando, che non fate bene; ché io vi ho servito senza cuore incostante e non me ne viene alcun vantaggio. E se non mi volete far bene, io dirò di voi tal cosa che ve ne rincrescerà, credo; perché troppo so divoi.

II. Granet, poiché volete raccontare di me ciò che vi conviene, io cercherò con ogni sforzo di distruggere ciò che voi sapete si bene. Ribaldo sei, pieno di cattiva aria, ch' io ti sollevai dal nulla. Tu dovresti invece dîvider con me ciò che prendi dagli altri.

III. Signore, perché ve lo dovrei nascondere? Molle siete, e in grande bramosia. E i mali costumi che io avevo appreso, lo sapete che sono i vostri (=stanno con voi). Poiché essi non mi sono mai (=nessun giorno) utili, né mi recarono se non onta e danno, e gioia non ne nasce ma affanno, perché dovrei dividere con voi il mio guadagno?

IV. Ingratitudine e follia, Granet, tu mi dici cantando, e sai che giammai io non ti feci mala azione, se non quell'anno che t'innalzai all'arte giullaresca, mentre andavi trottando a piedi. E perché io ti domando il mio diritto, ora tu mi dici villania.

V. La vostra ragione non mi par buona, signore, perché in molti luoghi diversi io lodo la vostra persona flaccida, e voi mi richiedete più ancora: parte, (cioè), di quanto mi vien donato. Anzi vorrei che voi foste Granet, perché soltanto i detti mi sono (=ho) fieri. Male abbia chi mi biasima!

VI. Granet, ciascuno mi biasima perché io non prendo mai il mio diritto del terzo; e non me ne cale se uomo vi punga, perché bene intendete i miei versi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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