Traduccions - Übersetzungen - Translations - Traducciones - Traductions - Traduzioni - Reviradas

248,019

Italiano
Monica Longobardi

Il secondo vers di messer Guiraut Riquier, nell'anno 1264.

I. Ben mi vorrei congedare da amore, perché non mi vuol portare aiuto alcuno riguardo al desiderio della mia signora, ma non posso. Perché mai, mi chiedo? È folle infatti chi si abbandona a desiderare qualcosa senza sperarne beneficio e tale che resti vivo nel tempo.

II. L'uomo, infatti, non vive senza desiderio, né può distogliere il suo cuore dall'oggetto verso cui tende con tutte le sue forze. Perciò dovrebbe scegliere una meta tale, da cui trarre onore, e questo perché? Perché onore e fede salda è fonte dei beni temporali e tramite a quelli spirituali.

III. Ad una posizione onorata può assurgere chi sa osservare il suo dovere nei fatti, nelle parole, nei pensieri e nel comportamento; non importa insistere oltre su questo punto (a buon intenditor, poche parole!); vedo piuttosto cupidigia tenere il mondo in pugno in maniera mortalmente pericolosa.

IV. Cupidigia inizia i più al gusto di accumular ricchezze e comanda di agire d'inganno, trascurando scrupoli di sorta; così predica senza sosta e si rovina chi le presta fede perché non può mai raggiungere in sé perfezione alcuna, anzi si fa cattivo servitore, avversario di pregio, con ogni malvagità.

V. Chi può, invece, cadere in fallo, se ha buon pregio? Esso procura tanto onore alla persona che sa ben comportarsi, che la rende gradita ovunque. Dio lo dona solo a uomini di eccezione, perché solo costoro sanno conservarselo, con tutto ciò che gli è conforme, così da mantenere, vivi o morti, la loro lealtà: desiderare questo è di capitale importanza!

VI. Senza seguir conoscenza, nessuno può guadagnarsi vero pregio e amministrarlo, perché chi sa distinguere il bene, ma si abbandona al suo opposto, misconosce il suo discernimento non sfruttando i mezzi a noi uomini concessi (i sensi) e va brutalmente incontro alla morte del corpo e dell'anima, per cui la sua vita è perduta.

VII. Perciò io penso di distruggermi con un desiderio che mi fa tremare, giacché amore fa dimorare il mio cuore in lei, da cui non mi può venire bene alcuno. Eppure la mia ragione è sempre combattiva, ma inutilmente, perché finisco sempre per dar retta al cuore: immaginatevi, dunque, quale deve essere la mia vita di uomo!

VIII. Amore mi accende un desiderio tale da non ricavarne alcun bene, né alcun freno trovo che ne distorni il mio cuore: tanto mi è radicato in fondo al cuore, che a mala pena posso distrarmene.

IX. L'onorato signore di Narbona, messer Amalrico, che pregio mantiene, prego che se lo conservi come si deve e vivrà amato e leale, lontano da qualsiasi biasimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Institut d'Estudis Catalans. Carrer del Carme 47. 08001 Barcelona.
Telèfon +34 932 701 620. Fax +34 932 701 180. informacio@iec.cat - Informació legal

UAI