I. Ora, quando vedo gelati i fiumi e il freddo è si intenso e forte che brucia e fende, secca e spezza, io canto molto meglio che in aprile, poichè contro l'amore, che m'arde tutto, mi soccorre il tempo che mi ristora, per cui non mi pesa tanto il fuoco.
II. Dunque, poi che ora m'è gradito il tempo, farò un nuovo canto d'amore, che mi innalza verso una graziosa persona nobile, gentile, compita e di bello aspetto; e se là il mio cuore riesce, il tormento sarà per me gioia e diletto.
III. Così essa farà in modo che mai visse un uomo che fosse tanto umile e devoto alla sua donna, poichè io, senza finzione, amo con cuore sincero ed umile la sua bella persona fiorente; e se al presente non soddisfa i miei desideri, credo che verrà il tempo e il luogo.
IV. Perciò sono privo e schivo ed esente d'altro amore e attaccato più che il nero inchiostro con colei, cui elevo le mie preghiere; affinchè in tal modo mi sollevi, come suo devoto, dal grave tormento che mi tortura tanto, che spesso ne sono bianco pallido.
V. E tanto è irresistibile per me la sua potenza, che mi sembra che mi rompa e mi penetri dentro, per cui or subito la mia forza s'estingue, se Amore non mi soccorre; ma esso non lo fa, nè presto nè tardi ! Ma questo mi accascia e mi ferisce: che mai me ne manca l'occasione.