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Italiano
F. Branciforti

I. Ancora esiste qui il canto e il piacere, poichè li sostiene il re Alfonso; ma se non fosse soltanto per lui, già li avrebbero del tutto obliati. E dal momento che egli li vuole sostenere, non metta l'amore in non cale, poichè, senza amore, non vale nè il canto nè il piacere, nè ha sapore più che pietanza senza sale.
 
II. Il canto fu ispirato dall'amore, poichè cantare ed essere gioiosi è giusto bisogno degli amanti e non degli altri, sappiatelo. E dico di più, che non si può «valere» molto, nè far bene il proprio dovere in nessuna situazione, nè ci si sa guardare dal male «cortesemente», se non si è innamorati.
 
III. E se il re Alfonso, che è savio in ogni azione e valente e prode, loda il mio detto, ben è ragione che egli debba essere innamorato e che egli con amorosa intenzione voglia comportarsi in tal guisa, che sia riamato profondamente da tale persona, come si conviene al suo fino pregio perfetto.
 
IV. E sebbene si sia allontanato l'albero, per cui gli fu dolce l'amaro, dal suo degno frutto splendente non si distaccò punto nè poco, poichè può avere della perdita buona rivalsa; e poichè ne posso dire il vero, faccio il mio ufficio, ma non dirò affatto quale, poichè ho paura del biasimo straordinario.
 
V. E se non invano mi sono affaticato, ben me ne verrà una tale ricompensa, che ne saranno tristi e crucciati quelli a causa dei quali io sono privo e mancante del grande piacere e soddisfazione che io solevo avere delle mie azioni il giorno e la notte, -per questo ho dolore profondo-, e molti altri che non vi possono far altro.
 
VI. Re di Castiglia, a mio parere, ben vi ho fatto sapere con il mio canto ciò che dovevo per piacere di tal persona che vi deve piacere, se vi piace ciò che più vale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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