I. Chi ha desiderio di fare un dono tale, che abbia lode da parte degli uomini valenti, deve considerare tre cose, sappiatelo bene: conviene che rifletta chi è egli stesso, quale è colui che il dono deve accettare e quale il dono; chè altrimenti nessuna cosa lo può difendere dal biasimo.
II. Infatti non si deve dare un dono tanto grande, che ne sia soverchiamente gravato, nè tanto esiguo che lo abbia a disprezzare colui al quale sarà dato; nè il dono è gradito, se si potesse biasimare o rimproverare il donatore, perchè egli non sa ciò che conviene far intendere.
III. E quando per farsi onore si dà il proprio e se ne ricava disonore, non si può operare più malamente, poichè la ricchezza e l'onorevole stima vale più di ogni altro bene; dunque chi li perde, non può impedire che in nessun' altra guisa possa discendere tanto in basso il suo onore.
IV. Per questo mi piace richiedere e pregare il re di Castiglia che debba ricordare il mio canto, e non creda ad alcun suo consigliere, poichè essi hanno appreso una tale abitudine e una tale arte (di ciò lo voglio informare), che ciascuno vorrebbe distruggere il suo pregio, anche se il re ne avesse poco.
V. Amore mi fa tanto amare la mia donna, che ne sono giudicato pazzo, poichè, quando dovrei sforzarmi di cessare di servire il re, gli faccio cosa grata; e non me ne astengo affatto, perchè so che ella me ne dovrebbe rendere buon merito, se le piacesse dare la sua ricompensa secondo giustizia.