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Italiano
F. Branciforti

I. Se io ho avuto una perdita, non ne possono gioire i miei nemici, nè chi non mi vuol bene, perchè la mia perdita è giusto che ad essi dispiaccia tanto profondamente, che si dovrebbero uccidere e tutto il mondo si dovrebbe uccidere, perchè è morta la mia donna, per la quale il pregio e il valore valeva; e se io, disgraziato, sapessi trovare tal morte, che mi potesse dare più dolore della mia vita, senza esitare mi ucciderei.
 
II. E poichè non posso peggiorare morendo, mi lascio vivere tanto triste, che nè fiore nè foglia nè svago ha il potere di togliermi alcunchè del dolore, che mi fa odiare tutto ciò che mi soleva piacere, perchè il dolore mi governa e l'ira mi conduce e mi mette in una condizione, ove non vivrebbe alcuno, se non io, che tanto ho appreso di soffrire dolore, che io vivo di ciò, di cui ogni uomo morrebbe.
 
III. E vivo tanto dolente che non mi posso astenere, che pianti non semini e dolore non raccolga per la morte della bella, che mi priva di ogni conforto; perciò io non desidero d'avere potere o volere, la notte o il giorno, di allontanarmi dalla pena che mi distrugge, poi che a Dio piacque che la morte mi togliesse colei, donde proveniva tutto il mio gaudio e il mio bene e tutto quanto io sapevo fare di buono.
 
IV. Tanto era perfetta nel ben fare e nel parlare, che io non prego Iddio che l'accolga in paradiso, poichè, per paura che io abbia o soglia avere ch'Egli l'abbia messo in dispregio, non sospiro nè piango, perchè, a mio parere, non sarebbe il paradiso veramente perfetto di bellezza senza di lei; per cui non temo nè dubito affatto che Dio non l'abbia con sè là dove egli è, nè mi dolgo più, perchè son lontano dalla sua compagnia.
 
V. Pazzo mi sembra chi mette cuore e pensiero nella gioia del mondo, e più pazzo chi s'inorgoglisce per questa gioia, poichè altra causa non bagna di pianto il mio viso nè altro mi fa languire più del ricordo della gioia, che io avevo per il suo contegno e per la cortesia che io trovavo nella mia donna; e se io avessi saputo che me ne dovesse derivare tanto dolore, non avrei gradito la gioia, nè ora me ne dorrei.
 
VI. Ai, fiore di valore e di cortesia e di bellezza! Ai, bella, dolce amica! Se la morte fece la sua volontà quando vi rapì, io ne rimango tanto dolente, che nessuna cosa mi potrebbe rallegrare e confortare.

 

 

 

 

 

 

 

 

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