Il terzo vers di messer Guiraut Riquier, nell'anno 1270.
I. Poiché né giustizia, né fede, né senno, né lealtà, né vero amore esistono più fra la gente, né più vi regnano carità e misericordia poiché l'inganno, sorto con la cupidigia, li tiene in suo potere, il male è tanto cresciuto e il bene tanto caduto in discredito, che le valenti imprese vedo schernite e le vili, apprezzate e gradite.
II. Perciò pregio è per lo più abbandonato, tanto piace oggi arricchirsi quanto più si può; infatti è chiamato saggio e cortese chi è impegnato ad accrescere il proprio patrimonio a qualsiasi prezzo, e folle, invece è chiamato chi ama valore; dunque questo mondo appare pervertito piuttosto che convertito.
III. Quando considero la sicurezza e il gusto che negli averi è riposto, meravigliato penso ai beni che offre pregio, e trovo che tutto ciò che è conforme a pregio è cosa saggia e tutto il resto è pura follia. Infatti nessuno possiede ricchezze tali, il cui valore non gli venga presto meno, e pregio, invece conserva intatte cima e radice.
IV. Vero pregio assomma in sé tre nobili proprietà: l'una è onore, che è il suo stesso inizio, l'altra è buon gradimento; la la terza consiste nel fatto che anche dopo che morte ha colto gli uomini di valore, la loro buona fama continua a vivere con lode. Ed è chiaro che dispiace a Dio che pregio non è amato, perciò vicina si prospetta la fine del mondo.
V. Re di grande scienza, don Alfonso di Castiglia, voi nasceste per soccorrere il mondo con onore, poiché tutto lo onorate e la maggior parte vi è sottomessa con corale devozione, ma sento venirne molti reclami perché non lo visitate. Che dico? Smarrito sono nel farvi lode, ché non mi è guida arte né ardimento.
VI. Re valoroso, ben conservate il vostro pregio e amate Dio, e l'esordio vostro felice sia degnamente portato a termine.
VII. Re gradito ed onorato, credo per certo che mi intendiate, dunque fate ciò che è in vostro potere e vedrete che Dio, per giustizia, ve ne sarà guida.
