Il quindicesimo vers di messer Guiraut Riquier, nell'anno 1283, in dicembre.
I. Sento che Dio è celebrato e che lo si ritiene luce di ogni bene e creatore del mondo, e che nudo morì per noi e dal sepolcro risuscitò da morte, per cui salvati sono e saranno, pentendosi, tutti i veri pentiti.
II. Ma tanto lentamente il bene viene perseguito, mentre di corsa si impara a conoscere il male, che è evidente che Dio non è temuto, il quale ricompensa secondo il merito. Tutto va alla rovescia, e noi veniamo strappati dalla retta via da (sicuro) porto, e naufraghiamo allegramente.
III. Infatti si fa il torto, pur conoscendo ciò che è giusto, così da coinvolgere spesso il prossimo a triste sorte, perdendoci a nostra volta; ed i più forti sono anche i più accaniti (peccatori), perciò corre voce che non c'è più né amore, né fede, né misericordia, ma ognuno tiene cattiva condotta, per cui giungiamo ad un triste trapasso.
IV. Allora tu, infelice, che farai? Ricorda che già troppo sei stato nel mondo ed avrai fatto coscientemente ciò che ti rimorde; non essere inattivo di bene come sei stato ma, pentito e mortificato, fai in modo di non essere rimproverato.
V. Dio cortese che vuoi e fai giustizia, che sei pieno di gaudio, accogli al più presto sotto la tua protezione, le nostre azioni; difendici dal profondo, spregevole luogo, irreversibile e senza conforto, grazie alle nostre buone azioni, Signore, e conducici là dove nessun bene si perde.
VI. Ebbi Belh Deport molto valente e piacente, e non posso mandargli saluti, ma Dio sia la sua salvezza.
VII. Per il sapere mi trovo perso, perché vedo che tanto ne è perduto.