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Italiano
G. Bertoni

I. Giacché voi vi pensate di essere uomo di sottile intelletto, io vi prego di rispondermi, Signor Lanfranco, senza indugio: quale è la peggior cosa, tra le grandi e le piccole, che sia in questo mondo e che si possa toccare o prendere? E se ciò mi saprete dire, voi potrete scambiar cobbole con speranza di vittoria con ciascuno che voglia contendere per rima con voi.
 
II. Signor Giacomo, poiché vi piacque tener rivolto il vostro arco a me, a quello che voi mi chiedete io voglio dar tale risposta: la lingua è la peggiore e insieme la miglior cosa, che uomo possa prendere, ed è quella che può render altri stimato e anche offenderlo; se voi sapete qualche altra cosa di peggiore, fatemela sapere voi stesso.
 
III. Signor Lanfranco, io non pensavo che voi erraste, come avete fatto, nella scelta; ma ora voi avete detto cosa che farà ridere i più, poiché la lingua non può che esprimere ciò che il cuore le ingiunge; secondo il pensier mio, è dunque peggiore il cuore, donde il male proviene. Voi non potete giustificarvi, se ho ora ottenuta su voi quella vittoria che desideravo.
 
IV. Signor Giacomo, voi sembrate essere addormentato, tanto presto avete dimenticato ciò che voi medesimo mi avete proposto: quale fosse cioè la peggior cosa che l'uomo possa toccare e riguardare, e avete parlato del cuore, che non può esser toccato né veduto; ma giacché vi è piaciuto scrivere ciò, io credo davvero che voi abbiate dato ad altri il vostro discernimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

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