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Italiano
G. Bertoni

I. Sempre ch'io fossi smarrito e pensieroso per mancanza di pregio, da tutti abbandonato, ora mi conforto e sono gaio e gioioso; la gioia e il pregio, che declinavano ormai, ritorneranno, poiché il prode conte provenzale vuol conquistare Lombardia, Toscana e Puglia; d'altra parte Corrado pretende il paese ch'è suo e il re Manfredi non ne vuol sapere: per questo tra le imprese acquisterà pregio la signoria di Carlo.
 
II. Se il prode Conte di Provenza ha tanto valore quanta ha potenza, egli ha uno specchio nel quale si dovrebbe rimirare, e se si specchiasse nei fatti del re Alfonso, ben so per certo che egli non differirebbe tanto ciò che ha incominciato e che non potrebbe lasciare senza perdere tutto il pregio che si è acquistato; ché la fama si è tanto estesa da tutte le parti, che ciò si sa già dal mare a Soria e dalla Spagna sino in Normandia.
 
III. Dunque pensi egli un po', poiché tale è il rumore, che cosa si direbbe di lui s'egli si ritraesse dall'impresa, e si ricordi che Carlo coi suoi baroni conquistò la Puglia e n'ebbe la signoria e si ricordi delle grandi imprese che Francia soleva fare. Ora i fiacchi animi se ne stanno come in riserva; ma poi ch'egli ha il nome di Carlo, segua dunque i suoi fatti, che altrimenti egli sarebbe a torto chiamato col nome di colui, ch'ebbe tanto valore, s'egli a sua volta non ne avesse punto.
 
IV. E se Corrado non è valente e prode tralignerà, ché i suoi hanno Soria, e non sarebbero i suoi possessi sufficienti se non fossero maggiori (s'egli non avesse di più); adunque, s'egli lascia ciò che dovrebbe essere suo, mostrerà di non saper tenere l'altrui e se non viene a ricuperarlo subito farà credere ciò che il re dice chiaramente: che cioè egli sia morto e che altri sia nel suo luogo, perché, s'egli fosse vivo, chiederebbe ciò ch'è suo.
 
V. Se il re Manfredi non fosse coraggioso e se ora, che è re, perdesse ciò che tiene per forza del suo valore, ne avrebbe doppio biasimo, perché tanto più lo deve tener custodito quanta maggior fatica impiegò a conquistarlo e quanto ai baroni, ai quali ha dato tanto del suo, ricordi chi essi sono, quali erano e in quale modo nacque la loro potenza; e pensi ciascuno a tenersi quanto mai non potrebbe avere con un altro signore.
 
VI. Bernardo, apprendi e canta il sirventese e potrai dire, se il cuore non manca a tutt'e tre, che il giuoco sarà intavolato senza inganno; ma tale lo vuol, ch'io non c/redo che sia 1.
 
 
1) Così traduce l'ultimo verso il cod. e. Diverso senso presenta a: «mas tant o voil q'eu non crei qe ia sia». Nel testo ho mantenuto questa lezione; ma non so dire quale sia da preferirsi. Mi sodisfano poco ambedue.

 

 

 

 

 

 

 

 

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