Il diciottesimo vers che fece Guiraut Riquier, cinque giorni dall'inizio di ottobre, nell'anno 1284, cioè il giovedì dopo San Michele.
I. Mai prima d'ora, per una simile ragione, fui impacciato nel canto, tale è la gioia che mi sovrasta, che la mia arte non mi giova affatto per esprimere cantando, come dovrei, il gran piacere che io provo sapendo il mio signore, messer Aimerico, liberato con onore da una disgrazia peggiore della stessa morte, da cui Narbona, ormai quasi perduta, si è di nuovo riavuta.
II. E Dio, che ama il giusto, ne sia ringraziato e lodato e ci doni accordo e pace con onore, sempre, del mio signore, senza voler decadere agli occhi del suo popolo; e ci aggiusti la cosa in tal maniera che nessuno ne riceva torto, perché egli non manca all'aiuto, sol che sia richiesto opportunamente.
III. Mai alcun fatto fu desiderato da tanta gente, e riparato con tanta gioia, come che il mio signore uscisse con onore di prigione, e con comune soddisfazione; infatti, giorno e sera, da gente di ogni sorta, sommessamente o con alti clamori, ne era pregato pubblicamente Dio, che gli ha accresciuto onore.
IV. Perciò io prego il mio signore a ragione, che perdoni, quando ne sarà pregato umilmente, se vuole essere a sua volta perdonato, e consideri da che situazione è uscito; perciò può e deve sapere quanto può valere signore che trovi disaccordo fra i suoi, sotto giurisdizione altrui; gente, infatti, a lui ostile, soffia sul fuoco in suo discredito.
V. E dal momento che si è lavato dell'accusa a lui portata, nei confronti del re di Francia, la lealtà in persona che Dio lo colmi di tutti i beni, si sappia mantenere nella sua stima, con il contegno dovuto e sostenendolo apertamente, così da ricordargli dei signori che han retto e difeso Narbona.
VI. Il popolo di Narbona deve lodare ed onorare intensamente Dio, perché ha salvato il suo signore, con dimostrazioni di gran gioia per la sua venuta.
VII. Prode conte di Foix, risaputo è il vostro apporto in questa faccenda.