Il ventesimo vers di messer Guiraut Riquier, nell'anno 1286, in febbraio.
I. Avrei bisogno che il mio volere si accordasse col mio intendimento, con senno e con conoscenza, perché si compisse la mia speranza; ma non riesco a dominarlo, anzi spesso mi obbliga a trascurare i miei doveri, per amore o per forza.
II. Eppure so che per i piaceri il mio corpo va in perdizione, dei torti nutro rancore e ovunque vedo ingiustizie; ma il biasimo che porto al mio volere non mi è di scusa davanti a Dio, perché comunque ragione e conoscenza del bene deve affermarsi in ogni cosa.
III. Purtroppo il mio potere non è tale che spesso e volentieri la volontà non lo vinca, sperando nel beneficio della penitenza; e questo non è cosa saggia perché morte ne fa molti finir male, in quella attesa, perché poi manca loro la piena facoltà (di riscattarsi), e proprio questo è da temere.
IV. In Dio sia sempre la mia devozione, la mia fede e la mia fiducia e mi dia tal pazienza che pace sia la mia gioia e lo possa adorare fermamente e glorificare di lodi, senza mai cadere di speranza, cosicché si degni di tenermi presso di lui
V. L'onore di restare presso di lui accresce ogni piacere, è vita senza errore, da cui non c'è timore di cadere, e gioia perfetta. Dunque egli, che solo può farlo, fortifichi in lui la nostra speranza, da spengere in noi ogni altro desiderio.
VI. Senza di te, vero Dio, non possiamo neppure provare ad avviare alcun'opera di bene, dunque aiutaci a tenere tale via, affinché viviamo per compiacerti.
VII. Madre di Cristo, prega per noi il tuo amato figlio, che ci protegga e ci difenda dal cadere alla fine nella disperazione.