I. Sono stato troppo a lungo senza vedere la mia Buona Speranza, per cui è ben giusto che mi manchi ogni gioia, perché io mi allontano dalla sua compagnia per il mio stolto giudizio, del quale non mi avvantaggiai mai, sebbene a lei non importi nulla poiché il danno ricade tutto su di me; e quanto più me ne vado allontanando tanto meno ho gioia e tanto più affanno.
II. Se la mia stoltezza m’inganna e mi uccide è ben giusto che nessuno mi pianga, perché io sono come chi si bagna in un fiume e muore di sete; ed è giusto, ve lo assicuro, che muoia desiderando il bene che avrò desiderato sempre da lei, e avrei da lei tutto ciò che le domando se mi fossi fatto avanti invece di fuggire.
III. Sarà un grande atto di mercé perché morirò così, senza aiuto, sperduto in terra straniera, e ho molte ragioni per piangere e compiangermi, poiché non vedo colei che mi preservò dalla morte e mi strappò alla mala sorte; ahimè! quale disgrazia mi trattiene? Anche fossi morto per un anno dovrei comunque presentarmi al suo cospetto.
IV. Mi sento così colpevole che non so se presentarmi a lei e non so se restare fermo, perché chi fa al suo signore ciò che non si conviene, quando questi è potente, buono, leale e cortese, deve aver paura quando lo incontra, perché perde il suo signore e se stesso; e se io perdo colei che mi domina, ho perduto me stesso, la gioia e il canto.
V. La posso perdere, però ella non perderà me; perché preferisco che mi colga la morte il giorno in cui io separi e stacchi il mio cuore da colei in cui si è installato tanto fermamente, che non confido [di riuscire] in alcun’altra impresa; ma trovo in me tanta buona fede che riconosco accordati insieme in lei il cuore, il sapere e il desiderio.
VI. Colui che dice che il cuore non si ricorda di ciò che non si vede con gli occhi, viene smentito dai miei [occhi] che lacrimano e dal cuore che piange e sospira.
VII. Caro Mainier, voi e la mia signora mi tornate in mente più d’ogni cosa, e quando non vi vedo penso di fare il mio danno e muoio di desiderio per la mia signora.