"Il canto folle dell'uomo selvaggio"
I. Poiché vediamo che l'inverno si incupisce e si allontana dalla stagione dell'amore, al punto che non sento più le note e i canti degli uccelli attraverso i giardini frondosi, per il freddo della stagione buia non rinuncerò a comporre una poesia, e parlerò un po' del mio stato d'animo.
II. Un lungo desiderio e una greve angoscia mi hanno stretto il cuore bramoso nei confronti di colei che soavemente mi attirò; ma mai ho agito nei suoi confronti con l'intenzione di ingannarla, anzi la portavo nel cuore leale. Fui molto facile da ingannare, ma (lei) abbia compassione di chi ama.
III. Assolutamente per altro orgoglio non rinuncio al suo amore, del quale sono tanto desideroso: e vedo bene come mi nutre bene e sono completamente ingannato. Ahimè! sono rimasto senza ricompensa, dal momento che non mi voglio dare da fare per un'altra né direttamente né attraverso un mio intermediario.
IV. Mi tormentate tutto, perché un grande fardello mi schiaccia, donna, quando penso a voi; e quando sento parlare di voi, ne sono sgomentato e mai più sarò gioioso, tanto che sono irritato quando vi si loda e felice quando vi si biasima, e tutte le vostre sventure mi fanno piacere.
V. Non posso fare a meno di cambiare atteggiamento nei confronti di questa gioia tanto orgogliosa, ché mai vidi orgoglio che non si abbassa: quanto più ne sale, meglio cade giù; ed è folle colui che vede e che sente, e che tuttavia non sa distinguere il meglio per sé; e di costoro ce ne sono al mondo tanti.
VI. Ormai se ne occupino (di questa gioia orgogliosa) persone amabili e odiose, chi non ne sia stato irritato, ché a tutti l'abbandono e la lascio, visto che non mi appartiene. Poiché il 'possesso' non le piace né le dispiace, è giusto che la si lasci; e ne ho perduto (sprecato) la mia pena.