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Italiano
Luciano Rossi

I. Mai avrei creduto che per Amore potessi lasciare la bella compagnia e per joi il canto, né che avrei pianto di dolcezza: mi tiene saldamente in suo potere Amore e mi fa cominciare molte dolci piacevolezze, e credo che per lui m’abbia creato Dio, e per esaltare il suo valore.
 
II. Se sovente mi lamento di quello del quale tesso poi le lodi [= Amore, femminile in provenzale], e lo ringrazio, invece, quando dovrei lamentarmene, non lo faccio per ipocrisia; ma colui che Amore rende più nobile deve sopportare molte prove, perché in numerose occasioni accade che mal si conviene che il bene abbia la meglio.
 
III. Non dovrebbe lagnarsi dell’affanno; né dire il proprio dolore; né far conoscere il danno; né rallegrarsi del bene ricevuto un amante che va cambiando troppo spesso il proprio comportamento? Molti si affrettano a parlarne, e non sanno di dove abbiano origine joi e dispiacere.
 
IV. Nessuno sa tanto d’Amore da parlarne senza timore, e ho visto che con un gran joi mal s’accordano troppe risate, e ho visto molti sospiri che hanno l’aria di essere finti:
Amore mi guida come meglio si conviene, senza biasimo e senza errore.
 
V. Donna, all’amante più fino e a colui che meglio sa soffrire, e meglio sa servire la propria donna e il suo valore, ordinate senza ripensamenti, per la vostra grande cortesia, ciò che più vi piacerà: nulla me ne distoglierà, se non il timore.
 
VI. Tanto mi tormentate nei pensieri che molto spesso, quando prego, credo d’esservi davanti. Perché il vostro volto fresco e il corpo grazioso ho così fissi nella memoria che d’altro non mi sovviene: da questo dolce pensiero mi vengono nobiltà e cortesia.

 

 

 

 

 

 

 

 

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