A motivo d’amore sono gioioso, e non vi rinuncerò fino a quando vivrò, Signora Avvenente.
I. Un bel mattino mi levai avanti l’alba, me n’entrai in un giardino a cogliere violetta, sentii un bel canto di lontano e trovai una gaia pastorella che custodiva i suoi agnelli.
II. «Dio sia con voi, Signora Pastorella, dal color di rosetta! Mi sorprendo assai di trovarvi soletta. Se lo gradite, vi donerò un corpetto intessuto fitto fitto con fili d’argento».
III. «Per me siete folle, cavaliere, e pieno di boria, perché mi domandate amore e di ciò non ho cura. Ho padre e madre, e avrò un marito, e, se a Dio piace, mi faranno onore».
IV. «Addio, addio cavaliere! Mio padre mi chiama, lo vedo laggiù arare con i buoi quel campo. Perché noi seminiamo grano e ne raccoglieremo in quantità e se esigete il ‘canone’, vi daremo frumento».
V. Ma quando egli la vide andarsene, la incalzò, la prese per la bianca mano, la sdraiò sull’erba, per tre volte la baciò, non una parola risuonò, quando arrivò alla quarta: «Signore, a voi m’arrendo».