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Italiano
Giorgio Chiarini

I. Non sa cantare chi non intona (= sa intonare) melodie, né comporre poesie chi non fa (= sa fare) versi, e non conosce il senso di una canzone chi non ne intende intimamente la «ragione». È cosi che comincia il mio canto: quanto più l’ascolterete, tanto più sarà bello.
 
II. Nessuno si meravigli dei mio caso se io amo ciò che non mi vedrà mai, poiché il cuore non gioisce d’altro amore che di quello di colei che io non ho mai visto, né di altra gioia altrettanto si allieta, ma non so qual bene me ne verrà.
 
III. Un colpo di gioia mi ferisce, tale che mi uccide, e una trafittura d’amore che mi consuma la carne, onde il corpo ne smagrirà; e mai fui ferito tanto gravemente, né mai alcun colpo mi ha tanto indebolito, perché non conviene né si addice.
 
IV. Non mi sono mai addormentato tanto soavemente che il mio spirito non si trovasse subito da lei, né mai tanta tristezza mi prese qua che subito non ci fosse la mia persona; e quando al mattino mi risveglio svanisce ogni mio piacere.
 
V. So bene che non ho mai goduto di lei e che lei mai godrà di me, che mai mi vorrà per suo amante né mi farà mai alcuna concessione di se stessa. Non mi ha mai detto il vero né mai mi ha mentito, e non so se mai lo farà.
 
VI. Bella è la canzone, perché non vi ho commesso alcuno sbaglio e tutto ciò che c’è ci sta bene; e colui che da me l’imparerà badi di non infrangerla e frantumarla. Se infatti l’ascoltano messer Bertrando nel Quercy e nella regione di Tolosa il conte,
 
VII. essendo bella la canzone, ne faranno materia di canto.

 

 

 

 

 

 

 

 

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